martedì 9 dicembre 2008

SULL'IPNOTISMO

Questa è una traduzione di una parte di un testo di conferenze di Gurdjieff il cui originale lo potete leggere QUI e che tratta dell'ipnotismo.(ndr)

Buona Lettura.

TIFLIS

In Europa si parla molto di ipnotismo d è molto usato nella terapia medica. Tuttavia la sua conoscenza è molto superficiale e questo spiega i risultati frequentemente fallimentari del trattamento.

Si può dire che la cura di un uomo malato dipende interamente dal caso in cui all'ipnotista accada di fare accidentalmente ciò che al dato paziente necessita.

Genericamente parlando ci sono tre metodi di ipnosi di cui il terzo metodo, trasferimento del pensiero, è completamente sconosciuto in Europa.

Il primo metodo può veramente essere chiamato auto-ipnosi, per esso non si richiedono poteri di alcun tipo da parte dell'ipnotista. Egli deve solo sapere come interrompere il collegamento tra il centro emozionale e il centro pensante.

La complessità dei metodi di ipnotismo sono determinate dal numero di combinazioni possibili.

CONTINUA

mercoledì 3 dicembre 2008

La Sindrome da Archiviazione

Questo è un articolo che è nato da una ricca conversazione con Andreja che ringrazio per la messa in luce di certi rischi che si corrono nel lavoro.
Buona lettura,
Enzo..

Il sistema della Quarta Via studia l’uomo e la realtà dei mondi in cui vive. Tutte le idee, divisioni e catalogazioni dell'uomo e della natura possono essere di grande aiuto per costruire una visione più ampia della realtà che ci circonda e per farci uscire dai limiti dei punti di vista che abbiamo appreso durante l'età formatoria, dall'educazione, dall'estrazione sociale da cui proveniamo e dalle nostre esperienze di vita. Le idee del sistema hanno la possibilità di farci espandere la nostra visione del mondo a patto che siano impiegate nel modo giusto.

Un rischio che si corre nello studio intellettuale del sistema è quello della "sindrome da archiviazione". Questa sindrome è sperimentata dalla maggior parte delle persone che si accostano al lavoro su di sé, è molto sottile e sfrutta diversi respingenti.

Capita spesso che le persone si avvicinano a idee spirituali o esoteriche a causa della loro difficoltà di relazionarsi con il mondo, al fatto di sentirsi in un luogo ostile in cui percepiscono e desiderano che vi sia di più di quello che hanno verificato. Spesso si prova il desiderio di cambiamento perché quello che abbiamo visto di noi e del mondo non ci è piaciuto o perché sentiamo che non ne sappiamo abbastanza. In questo senso vi sono diversi gruppi di io che cercano delle risposte per sentirsi più tranquilli, a posto, al sicuro, e io che desiderano avere una risposta per affermare sé stessi.

La sindrome da archiviazione prende diverse forme, la più ricorrente si manifesta nei momenti di difficoltà, in cui ci confrontiamo con situazioni che ci mettono in gioco generando molta frizione. In questi momenti la sindrome da archiviazione si manifesta a livello intellettuale cercando nel proprio archivio di conoscenze quello che il sistema dice della situazione, come ad esempio, "ah ecco questa è un’emozione negativa..." oppure ancora peggio cataloghiamo le espressioni degli altri e di fronte ad un momento difficile di una persona semplicemente pensiamo: "ecco sta esprimendo un’emozione negativa... non voglio sottostare a questa situazione perché quella persona sta sbagliando, non sa quello che perde...". In questi momenti se osserviamo il centro emozionale possiamo osservare la sua “contrazione”. Stiamo respingendo la situazione che ci ha toccati in diversi centri usando una definizione che spieghi il momento e "attutisca" la frizione, ed invece di cercare di viverlo in maniera più completa per capire da cosa viene una certa espressione e come si manifesta, racchiudiamo una realtà complessa in una scatoletta con un bollino che cerchiamo di mettere da parte.

CONTINUA

lunedì 17 novembre 2008

Attenzione Divisa

Ouspensky parla per la prima volta del concetto di attenzione divisa in relazione alla sua comprensione dell'idea del ricordo di sé:

...nell'atto del ‘ricordarsi di sé’ l'attenzione di divide: una parte è diretta verso lo sforzo stesso, l'altra verso la sensazione di sé... Parlo del ‘ricordarsi di sé’ come divisione di attenzione, che ne è il tratto caratteristico.
Quando osservo qualcosa, la mia attenzione è diretta su ciò che osservo:
IO-------------------->il fenomeno osservato

Quando, sempre osservando, tento di ricordarmi di me, la mia attenzione è diretta contemporaneamente verso l'oggetto osservato e verso me stesso:
IO<------------------->il fenomeno osservato
Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto


In questo articolo tratteremo solamente il concetto i attenzione divisa in due, Rodney Collin (‘La teoria delle Influenze Celesti’) introduce il concetto di attenzione divisa in tre, ma questa sarà il soggetto di un altro articolo.

Solitamente la nostra attenzione è “catturata” da ciò che ci accade. Una prima osservazione di questo è relativa al diverso livello di attenzione che caratterizza le parti della macchina umana, i centri. L'uomo è diviso in quattro centri principali: emozionale, intellettuale, motorio e istintivo che a loro volta sono suddivisi in diverse parti. Vi è una divisione verticale, vale a dire che in ogni centro possiamo trovare una parte istintiva-motoria una emozionale ed una intellettuale.

CONTINUA

mercoledì 5 novembre 2008

Considerazione Iinterna e Considerazione Esterna II

La seconda parte della traduzione dal testo di Nicoll sulla considerazione interna ed esterna.
Buona Lettura,
E.

Considerazione Iinterna e Considerazione Esterna II
Testo tratto da:
“Commentari psicologici agli insegnamenti di Gurdjieff e Ouspensky”

parte II°


Birdlip, 1 Marzo 1943

Più esigenze avete, più considerazione interna avrete. Sarete sempre delusi e sentirete che qualcun altro è da biasimare. La gente che ha tante esigenze rende la vita molto difficoltosa per se stessa. Niente è giusto: essi non sono circondati dalla gente giusta, non sono trattati come si deve, e così via. In questo Lavoro, noi dobbiamo gradualmente sentire la nostra propria nullità attraverso l’osservazione.

L’opposto della considerazione interna è la considerazione esterna. La considerazione esterna è pensare agli altri. E’ una delle poche cose del Lavoro che ci è richiesto realmente di fare.Ci viene richiesto di non considerare internamente e non avere emozioni negative, e così via, ma anche di considerare esternamente proprio come è necessario ricordare noi stessi. Quando siamo in uno stato di considerazione interna, (e questo è il nostro stato usuale), stiamo pensando veramente solo a noi stessi. Solitamente consideriamo noi stessi come il centro dell’universo. Come Copernico, dobbiamo realizzare che non siamo il centro dell’universo. La considerazione interiore ci dà solo auto-emozioni e come queste aumentano, il carattere diventa più chiuso in se stesso. Tutti voi conoscete, certamente, coloro ai quali non si può parlare per un momento senza che inizino a dirvi quali problemi hanno, quale dura vita essi conducano, e così via, questa gente è rovinata, essi sono morti. Voi sapete che il Lavoro dice che sono le emozioni negative che governano il mondo, non il sesso o il potere. Pensate solamente a quanta gente è completamente rovinata dall’indulgere costantemente in emozioni negative. La considerazione interna è un ramo della identificazione. E’ strettamente connessa con gli stati negativi in noi. Non dovete pensare che l’opposto della considerazione interiore consista in un caloroso, ottimistico umore e in un ridere vistoso. Questa non è considerazione esterna.
CONTINUA

giovedì 30 ottobre 2008

Pagina dei commenti aperti

Questa pagina ha lo scopo di servire come pagina dei "commenti aperti" per le discussioni, non è legata a nessun articolo.
Nella colonna a destra vi è un link a questa pagina e alle altre che seguiranno (se ci saranno) per avere sempre un link diretto ai commenti.
Divertitevi...

mercoledì 29 ottobre 2008

29 Ottobre Anniversario della Morte di Gurdjieff

Oggi è l'anniversario della Morte di G.I. Gurdjieff.

Un ricordo con gratitudine a quello che ha dato e lasciato.

E.

venerdì 24 ottobre 2008

Considerazione Iinterna e Considerazione Esterna

Una traduzione dai commentari di Nicoll sulla considerazione interna ed esterna.
Buona lettura,
E.

Testo tratto da

“Commentari psicologici agli insegnamenti di Gurdjieff e Ouspensky”
parte I°
Birdlip, 22 febbraio 1943

Tra le molte cose che dobbiamo osservare in noi stessi e su cui lavorare in accordo con questo insegnamento che stiamo studiando, c’è uno stato psicologico chiamato considerazione interna. Si riferisce ad un processo che assorbe molta forza in noi e, come ogni cosa che consuma energia inutilmente, ci tiene addormentati.

La considerazione interna è un ramo dell’identificazione. Come sapete lo studio dell’identificazione in tutti i suoi differenti rami è una delle più importanti forme di lavoro pratico su se stessi. Un uomo che si identifica con ogni cosa non è capace di ricordare se stesso. Per ricordare se stessi è necessario non identificarsi. Ma per imparare a non identificarsi, un uomo deve prima di tutto imparare a non identificarsi con se stesso. Una forma di identificazione è la considerazione interna, di cui ci sono parecchi tipi, ed alcuni di essi sono forme di identificazione con se stessi. Una delle più frequenti forme della considerazione interiore è pensare a cosa gli altri pensano di noi, a come ci trattano, a quale atteggiamento mostrano verso di noi. Un uomo può sentire che non è valutato abbastanza e ciò lo tormenta e lo fa sospettare degli altri, causandogli la perdita di un immenso ammontare di energia e sviluppando in lui un atteggiamento distruttivo ed ostile.

Strettamente connesso con tutto ciò è quella forma di identificazione chiamata “tenere i conti”. Un uomo comincia a pensare che la gente gli deve qualcosa, riservare trattamenti migliori, più ricompense, più riconoscimenti, ed egli ascrive tutto questo in un libro psicologico dei conti, le pagine del quale girano continuamente nella sua mente; un tale uomo comincia talmente ad auto commiserarsi che diventa impossibile parlare con lui senza che si riferisca alla propria sofferenza. Tutti i conti di questo tipo, tutti i sentimenti che voi pensate vi siano dovuti e a cui voi non dovete nulla da parte vostra, hanno una grande conseguenza psicologica nello sviluppo interiore dell’uomo. Un uomo nel lavoro può crescere solo attraverso il perdonare gli altri. A meno che voi non cancelliate i vostri debiti, niente in voi può crescere. E’ detto nel Padre Nostro: “perdona i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori.” Sentire che vi è tutto dovuto, sentire i debiti, ferma ogni cosa. Questo è il significato interno di ciò che dice Cristo riguardo il far pace con il proprio nemico. Egli dice: “Mettiti presto d’accordo col tuo avversario mentre sei con lui per la strada, che egli non ti consegni al giudice e questo alle guardie e sii cacciato in prigione. In verità vi dico che non ne uscirai finché non avrai pagato l’ultimo spicciolo.” (Matteo V 25,26)
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martedì 21 ottobre 2008

Esempi della legge del Tre e del Sette nella musica di Gurdjieff - De Hartmann

Una traduzione di un interessante articolo di Wim van Dullemen del 2002.
Buona lettura.
E.

Visto che la musica non si può ridurre a livello razionale, un'analisi superficiale della forma della musica di Gurdjieff non può mostrarci degli esempi in cui rappresenta queste leggi in un ambiente musicale.Dopo qualche breve avviso o precisazione sulla musica di Gurdjieff e De Hartmann, saranno analizzati due esempi e discussi passo passo: 'Hymn from a great Temple nr.1' e 'Prayer and Despair'.

La musica è un mondo di per sé (all'interno di sé stessa). Ogni bambino uomo e donna ha avuto la propria esperienza fatta di insostituibili parametri in questo regno dato da Dio. Provare a migliorare la vostra comprensione della musica, qualunque essa sia, è qualcosa che richiede disciplina. In questa disciplina, noi dobbiamo prima definire il contesto di un genere musicale e quindi dobbiamo analizzarlo al limite di dove la nostra visione intellettuale può portarci.

Avendo accesso a quella frontiera proviamo ad aprirci completamente al possibile significato emozionale e alla ragione che nella vera musica è sempre sacra affinché questa musica esista.

L'approccio intellettuale è soltanto una piccola parte dell'esercizio nel suo insieme e non dovrebbe mai avere un impatto aggressivo. Dovrebbe essere come studiare un fiore, con attenzione in maniera da non danneggiarlo.

L'approccio più anti-scientifico possibile! Questo è ciò che i tedeschi chiamano: 'hineininterpretieren' assomiglia al procedimento in cui il povero diavolo inizia a calcolare tutta la notte finché i suoi calcoli gli mostrano che in realtà egli è ricco! Io cercherei di evitare quel pericolo il più possibile separando le osservazioni in "Fatti e fantasie": ciò significa portare avanti un analisi testuale a livello di base e un interpretazione soggettiva.
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venerdì 17 ottobre 2008

Sul ricordo di sé (parte 2)

Il seguito dell'articolo di Iro sul ricordo di sé.
Buona Lettura,
E.

Sul ricordo di sé
(parte seconda)


Rifacendomi alla prima parte di questo scritto, volevo citare ancora alcuni esempi su cosa può sembrare terzo stato. Dei momenti particolari possono presentarsi innanzi a noi come stati più alti e probabilmente da un certo punto di vista lo sono, ma veleggiano ancora dentro le sponde del secondo stato. Dato che una grossa parte del Lavoro è quella di mettere ordine nel centro intellettuale anche perché è il centro più lento, quindi quello più abbordabile e poiché per lungo tempo i tentativi di ricordarci di noi sono prettamente di carattere intellettuale, potrebbe capitare di trovarci nella posizione in cui un centro osserva un altro centro.

Ripetuti e ferrei tentativi di indurre il terzo stato a partire dalle parole, cercando di formularlo intenzionalmente con il pensiero, possono talvolta scollegare momentaneamente i centri, possono spezzare per un po’ certe catene, certi meccanismi e permettere così al centro intellettuale di osservare sorpreso e stupito quanto veloce, abile e preciso sia il centro motorio e quanta facilità e memoria abbia nel destreggiarsi ovviamente con ciò che lo riguarda come i movimenti del corpo, gli spazi tridimensionali, il ricordarsi le strade percorse, il sapersi orientare, il ricordarsi le forme e le posizioni.

Così, come esiste la possibilità di vedere il pensiero scollegato dal movimento, è possibile pure - a seguito di intensi attriti spesso legati a relazioni sentimentali e interpersonali - trovarsi in un’altra parte intellettuale - un po’ più rapida però - a osservare il centro emozionale vivere i suoi sentimenti, la sua vita, le sue illusioni, pulsioni, passioni, piaceri e dispiaceri, sconnesso dagli altri centri comunque, sempre un centro che ne osserva un altro e non una veduta dell’insieme dei centri che ricevono correttamente il loro cibo, ovverossia le impressioni che entrano, si dividono in tre parti e vanno a ricadere ciascuna su ogni cervello, portandoci a quel processo che ricade sotto la definizione del comprendere.

Ah … già … dimenticavo di dare la giusta attenzione al centro istintivo, proprio ora sta reclamando il caffè e quindi me ne sono ricordato, ma direi che non passa certamente inosservato e, per includere pure lui nel processo di un centro che ne osserva un altro, basta provare a cambiare delicatamente il nostro regime alimentare come ad esempio bere un caffè di meno al dì o un cambiamento meno delicato come il non assumere zuccheri per un’intera giornata o il seguire una semplice dieta (magari ci farebbe pure bene perdere qualche chilo), per osservare le sue rivendicazioni a proposito e tastare con mano più da vicino quale significato potrebbe assumere per noi sotto questa nuova luce, una parola con la quale, spesso ci si riempie la bocca senza avere la minima idea di che cosa sia, come si eserciti e nemmeno come funzioni, un potere che crediamo di possedere ma che non abbiamo e che passa sotto il nome di volontà. Il ricordare noi stessi è strettamente connesso con lo sviluppo della volontà come potrebbe essere altrimenti? Non possiamo contare sugli accadimenti, moriremo di fame e inoltre, il pensiero senza volontà andrebbe nelle direzioni cui è sempre casualmente ed erroneamente andato, schiavo dei sentimenti, degli istinti, dei movimenti, completamente incapace di pensare per conto suo senza distrazioni.

Le descrizioni finora citate riguardo cosa potrebbe sembrare il terzo stato, mirano a portare solamente un po’ più d’informazione al viandante della Quarta Via impegnato nel non facile percorso del ricercare innanzitutto la verità su se stesso e non a respingere e rifiutare talvolta con veemenza cosa non è ricordo di sé, risultato questo abbastanza comune e che procede autonomamente come tutte le ottave che ricadono sotto la legge dell’accidente quindi, proviamo a vivere ciò che stiamo vivendo senza necessariamente catalogarlo se non lo comprendiamo e lasciamo invece che l’esperienza sia ciò che è, che faccia il suo corso.

Se vogliamo imparare a ricordare noi stessi veramente noi stessi, emozionalmente, dobbiamo passare, anzi penetrare interamente con il nostro essere tutti i mondi che ci abitano compresi quelli più bassi e infimi, quelli che non vorremmo mai vedere, quelli che ci fanno sussultare solo all’idea di entrarci in contatto perché mettono in discussione le nostre più tenaci convinzioni, sono proprio li che vi risiedono le paure più radicate e profonde strettamente legate alle nostre debolezze e/o caratteristiche principali e in un modo o nell’altro poco a poco, dovremmo esporci a loro ed abbracciarli che ci piaccia o no altrimenti il Lavoro si inceppa e come si sa - per usare un detto popolare - “prima o poi tutti i nodi vengono al pettine”.

Può darsi che diverremo abili nel ricordarci di noi alla luce di casa nostra ma potremmo dire lo stesso in una strada buia di periferia?
Può darsi che diverremo abili a ricordarci di noi alla luce di un Monastero Tibetano ma potremmo dire lo stesso quando aspettiamo da ore in fila ad uno sportello?

Il ricordo di sé è la luce di casa nostra, la strada buia di periferia, il Monastero in Tibet, l’essere in una lunga fila a uno sportello, è questo e molto altro, molto di più … è essere coscienti di noi stessi nel posto dove ci troviamo e del posto che ci troviamo, è verità, sincerità, è il pensiero il sentimento e il movimento fusi all’unisono in ogni piccola parte del nostro corpo, il respiro pregno dei sensi, del sentimento di sé e del pensiero, è unificazione, compassione, è trasformare le emozioni negative in essere, in presenza, è amare senza aspettative … ma tutto ciò, va preso con relatività perché il terzo stato ha gradi, così come gli altri stati ne hanno.
Forse, il pieno ricordo di sé è raggiunto solo nel quarto stato di coscienza, stato nel quale si aggiunge un aspetto di consapevolezza che ha sapore intellettuale oltre alla predominante emozionale già circolante, che si espande omnidirezionalmente intorno a noi proprio così come l’irradiarsi della luce del Sole, con la luce dall’alto che ci illumina e l’attenzione armoniosamente divisa in tre parti distinte, definite, indissolubili.

Se il terzo stato ha un aspetto emozionale che lo caratterizza, il quarto forse contiene più un aspetto intellettuale, anche se entrambi includono emozione, comprensione. Se dal punto di vista del terzo stato il secondo sembra arido, inanime, il terzo stato visto dal quarto, sembra contenere delle forti limitazioni alla consapevolezza, sarebbe come l’essere costretti a viaggiare in una piccola stanza avendo invece a disposizione un intero Sistema Solare.

Gradirei concludere questa seconda parte con il proposito di scriverne una terza - a patto che me ne ricordi - riguardo cosa può indurre, richiamare e stimolare il Ricordo di sé, vedremo che ne pensa il Fato … se mi sarà propizio e mi accompagnerà nella tana del bianconiglio o dovrò andarci da solo e francamente, andarci da solo mi fa un po’paura … ma forse questo fa parte del pagamento.

“ Fili di luce si diramano, in tutte le direzioni, si espandono salgono verso il cielo, collegano gli esseri viventi e tutto il creato con i mondi sovrastanti in un continuo scambio di energie, si espandono verso i pianeti, verso il sole, verso questo Sistema Solare, verso mondi fuori da questo Sistema Solare.
Tu, uomo, che cammini eretto sul vialetto dietro casa, puoi divenire consapevole dell’incommensurabilmente grande universo che ti circonda come palpabili petali di rose, le enormi distanze non significano più separazione ma unione, le enormi distanze hanno un inizio e una fine completandosi a vicenda, ciò che hai sempre creduto fosse spazio vuoto è invece vita, ricco di vita vibrante che fluttua, che scorre come in un’incessante e instancabile danza cosmica.
Tu, uomo, puoi contenere un universo ed espanderti in esso, tutti i mondi sono in te e tu sei tutti loro, l’infinitesimamente grande è vivo e presente in te come l’infinitesimamente piccolo a tal punto che il pianeta sul quale poggi i piedi ti sembra talmente minuscolo da perdere l’equilibrio, ti sembra quasi di cadere, la consapevolezza si espande in ogni direzione come la luce del Sole, fino ad accarezzare le stelle e tu, uomo, con tutte le tue paure, con tutte le tue preoccupazioni, con tutta l’importanza che ti dai, dove sei ora? ”

Iro, settembre 2008

martedì 14 ottobre 2008

Scuole e Trappole

Il lavoro sulla Quarta Via così come tutti i percorsi spirituali e di evoluzione dell’uomo può essere usata sia per fini evolutivi che per fini personali. Nel secondo caso è possibile subire dei danni molto gravi alla propria persona, per questo è indispensabile che chiunque desideri portare avanti un lavoro personale consideri certi elementi che possono indicare la direzione in cui un’organizzazione si sta muovendo.

Il prolificare di scuole, gruppi e gruppetti possono essere un utile strumento di diffusione e confronto delle idee del sistema ma può anche essere uno strumento di danneggiamento e sofferenza se usato nel modo sbagliato. Vi sono alcuni elementi che indicano quando un gruppo o scuola sta andando in una direzione opposta ai principi dello sviluppo e crescita dei suoi partecipanti. Di seguito voglio fare un elenco di situazioni che se sono parte di un gruppo dovrebbero far riflettere i suoi partecipanti riguardo ai veri intenti del gruppo stesso.

La Quarta Via è un via per l’uomo occidentale, e per tanto risente di una serie di limitazioni tipiche della nostra cultura, le pratiche che possono avere avuto un certo significato per dei percorsi spirituali sviluppatisi in altri contesti storici e culturali, come ad esempio quella di venerare il maestro o di prendersi cura del suo sostentamento non funzionano, o meglio sono manipolati per fini individuali ed egoistici, nella nostra civiltà.

I punti da tenere presenti per chiunque faccia parte o desideri far parte di un’organizzazione da sono:

* Se il maestro, l’insegnate o insegnanti traggono il loro sostentamento dall’organizzazione. Questo è un punto importante, perché un individuo che il cui sostentamento è portato avanti grazie ai propri allievi è limitato dal fatto che deve avere un certo numero di entrate per riuscire a sbarcare il lunario e questo può condizionare la sua relazione con l’organizzazione.
* Il numero dei partecipanti. Se un’organizzazione è molto grande di solito, viene meno il lavoro individuale con le singole persone, che rappresenta un punto fondamentale per non scadere in comportamenti strutturati e cristallizzati. Quante più persone fanno parte di un’organizzazione tanto più il messaggio diventa “standard” questo è un limite al Lavoro.
* I soldi. Un organizzazione deve sopravvivere, ma è importante l’uso che viene fatto dei soldi, se questi non sono impiegati per le attività e l’aiuto dei membri con difficoltà allora si rischia di creare una azienda piuttosto che un luogo di lavoro, lo scopo di un’organizzazione non è quello di essere ricca ma di sostenere le sue attività
* Il dogmatismo. Quanto le idee di lavoro diventano degli assoluti e non è più possibile metterle in discussione si cristallizzano nella mente formatoria e questo arresta il lavoro.
* L’unico luogo di evoluzione e l’unica via possibile. Se un organizzazione dice di essere l’unico luogo e il suo messaggio l’unico grazie al quale è possibile evolvere sta ingannando i suoi membri.
* La perdita di tutto. Se un’organizzazione dice che allontanandosi dall’organizzazione stessa un individuo perde ogni possibilità di evoluzione significa che deve proteggere il suo status e quindi non ha la forza di vedere al di la di sé stessa.
* Distacco netto e giudicante tra i membri dell’organizzazione e i non membri. Se un’organizzazione giudica “inferiori” o senza nessuna possibilità coloro che non ne fanno parte dimostra di non aver capito come funziona il mondo in cui opera ed attua un processo di auto glorificazione di sé e dei membri portando all’illusione di essere quello che non si è.
* Rifiuto delle famiglie e luoghi di appartenenza. Un’organizzazione che chiede di rinunciare alle proprie famiglie di origine o amicizie inganna i suoi membri e li porta ad abbandonare delle parti molto importanti della loro vita, con l’intento di renderli dipendenti dall’organizzazione.
* Donazioni. Un’organizzazione che chiede soldi di continuo, e chiede donazioni di oggetti e servizi senza che ve ne sia un reale bisogno, come al fine di sostenere un membro ammalato o che ha avuto problemi, dimostra di essere nella direzione di accumulare soldi come priorità e di allontanarsi dalle reali necessità dei membri.
* Un’organizzazione che abbandona i membri perché non adatti per impedimenti fisici o troppo vecchi senza un reale sostentamento e aiuto dimostra di non essere interessata all’evoluzione e cura dei suoi partecipanti.
* Cristallizzazione delle attività. Se un’organizzazione dà troppa importanza alla forma, come ad esempio agli esercizi, che devono essere fatti in maniera assoluta e senza discutere, che diventano routine e non si modificano, dimostra di aver perso il senso e lo scopo di tali strumenti e si cristallizza nella limitatezza della forma piuttosto che nella dinamicità di vedere cosa serve nel momento.
* Il maestro come superuomo. Se il maestro o gli istruttori sono considerati come dei superuomini e questo è nutrito e incentivato dall’organizzazione, si genera una condizione di soggezione nei membri e di conseguenza un divario fra loro e la struttura stessa dell’organizzazione.
* Il senso di colpa. Se in un’organizzazione gli aderenti vengono fatti sentire in colpa e giudicati per il livello del loro lavoro si genera una struttura di dominio e gerarchia negativa che non può portare a nessuna evoluzione.
* Struttura piramidale. Se la struttura è rigidamente piramidale e non vengono considerate le singole individualità si perde lo scopo del lavoro in gruppo.
* Legame a vita nell’organizzazione. Se un’organizzazione impone in maniera diretta o indiretta un legame a vita con la stessa, non vi è la comprensione che il lavoro di scuola serve come strumento di passaggio e non come punto di arrivo.
* Il silenzio. Quando vi sono argomenti di cui non si può parlare, l’organizzazione chiude le porte al suo arricchimento e al confronto con le diversità.
* Chiusura ad altre discipline. Se un’organizzazione dice che il suo percorso è l’unico e non considera che in altri sia possibile trovare integrazioni per arricchire e espandere il proprio lavoro si ferma la sua crescita.
* Il maestro deve essere un servitore dei suoi studenti e non i suoi studenti servitori del maestro, in linea di massima un uomo che ha già lavorato su di sé dovrebbe essere in grado di aiutare gli altri e per questo avere più facilità a lasciare andare la sua falsa personalità. Un insegnante che deve dominare gli altri sta perseguendo dei fini personali e non aiuterà l’evoluzione dei membri. Se vi fosse la comprensione che un maestro è un servitore non vi sarebbero così tanti individui che si professano tali.
* Un insegnante che si pone al di sopra degli altri parlando del suo livello d’essere e di quanto ha raggiunto pone gli allievi in uno stato di considerazione interna e di timore reverenziale, devono essere le azioni a parlare per lui e non le parole.
* Un insegnante che non sia anche umano, e quindi con tutte le caratteristiche di un uomo sta recitando una parte.
* I collaboratori dell’insegnate che si arrogano diritti superiori solo per la loro prossimità con lui non hanno compreso i principi del lavoro e quindi rischiano di fare del male alle persone con cui entrano in contatto.
* Se in un’organizzazione la parte preponderante è quella istintiva: denaro, sesso, successo, fama. La direzione che sta seguendo è quella di un’ottava discendente.
* Se gli studenti sono portati a recitare la parte del “bravo studente” hanno perso o stanno perdendo la possibilità di osservare se stessi.
*Il cieco senso del dovere vero l'organizzazione imposto e non costruito attraverso le verifiche personali.



Queste situazioni e molte altre che cercherò di aggiungere ed approfondire nel tempo sono le principali cause di danneggiamento delle persone che, nella speranza di trovare qualcosa che le aiuti, incappano in un’organizzazione distruttiva.

Molte di queste persone una volta uscite se riescono a rimettere insieme i pezzi della propria vita iniziano delle personali crociate contro l’organizzazione stessa. E’ importante che certe informazioni vengano diffuse e che si conoscano i rischi a cui si va incontro quando si cerca un gruppo di lavoro o una scuola. E’ altresì importante però non cristallizzarsi, come purtroppo accade certe volte agli ex-studenti nell’opposto, cioè riproporre lo stesso atteggiamento imparato nella falsa scuola che giudica e limita ogni forma di lavoro, in questo senso ripropongono quello che è stato il loro essere limitati all’interno dell’organizzazione. Queste rappresentano le stesse limitazioni da cui sono giustamente scappati, ma in cui rischiano di rimanere coinvolti in futuro coltivando così ciò che hanno rifiutato.

Queste riflessioni sono il frutto dell'esperienza personale di chi scrive non sono un assoluto ma hanno lo scopo di aiutare chiunque desideri entrare in contatto con gruppi o scuole.

mercoledì 8 ottobre 2008

Nuovo esercizio in TOOL BOX

Un nuovo esercizio per la settimana.
buona lettura.

CONTINUA

martedì 7 ottobre 2008

Discussione

Apro questo post come luogo di prosecuzione delle discussioni iniziate precedentemente, data la lunghezza raggiunta dei commenti. Per favore usate questo post per continuare i vostri commenti.
Grazie,
Enzo.

PS. credo che un blog che possa funzionare meglio è Wordpress, ho uno spazio web sul quale metterlo, ma vorrei sapere se ci sono persone che lo conoscono per dare aiuto nei settaggi e per trasferire il materiale da questo a quello.

lunedì 6 ottobre 2008

Tipi di blog

Salve a tutti i lettori, ho una domanda per tutti. Nell'ultima settimana vi sono stati molti commenti interessanti che hanno messo in luce diversi soggetti interessanti e possibilità di comunicazione. Ora questo tipo di blog, blogspot.com non dà molto spazio ai commenti per renderli visibili, cosa che potrebbe essere molto utile per chi legge.
Chiedo se qualcuno di voi conosce degli strumenti (blog o altro) o sa se è possibile settare diversamente questo tipo di blog, per dare maggiore spazio e visibilità ai commenti dei lettori. Mi interessa anche sapere se, nel caso di uno spostamento del blog su altre piattaforme, vi sono persone che possono aiutare a trasferire il materiale in esso contenuto.
Grazie e a presto,
Enzo.

martedì 30 settembre 2008

Nuovo esercizio in TOOL BOX

Un nuovo esercizio per la settimana.
buona lettura.

CONTINUA

mercoledì 24 settembre 2008

TOOL BOX

Salve a tutti, è un po che non scrivevo, settembre è stato un mese pieno di novità ed eventi, ci sono stati diversi incontri e le conferenze hanno assorbito tutto il mio tempo per cui non ho avuto modo di pubblicare nuovo materiale sul Lavoro anche se c'è stato molto su cui approfondire.
Ringrazio tutti quelli che in questo mese hanno partecipato ad attività ed eventi portando la loro comprensione e i loro sforzi di esserci.

Un nuovo progetto che è nato in via sperimentale è il progetto della TOOL BOX una pagina dove ad intervalli settimanali si pubblicano esercizi generali per quanti desiderino provare e verificare il lavoro su di sé. Questo al fine di aprire nuovi canali di confronto e scambio per quanti sono interessati a questo Lavoro. La TOOL BOX è collegata ad un forum in cui scrivere le proprie verifiche e domande. E' anche in atto un esperimento di incontri on line via Skype per approfondire le idee del sistema, quanto meno ad un primo livello intellettuale. Chiunque abbia interesse a partecipare a questi incontri può chiedere informazioni dal sito vivereilmiracoloso.com.
Ovviamente tutto questo non è ancora Lavoro, ma una semplice sperimentazione per iniziare a toccare in maniera pratica e verificare i principi di base del sistema, non aspettatevi da questo lavoro nulla di profondo, potere vedere che non riuscite a essere presenti ad uno scopo o lo sviluppare una capacità di osservazione più alta rispetto al sonno, il vero Lavoro inizia quando ci si ritrova con le persone e quando facciamo un passo verso un impegno reale.

Bene buon Lavoro a tutti,
E.

TOOL BOX

venerdì 5 settembre 2008

Sul ricordo di sé

Un interessante articolo di Iro sul ricordo si sé,
buona lettura.
E.

Sul ricordo di sé

(parte prima)

Durante il percorso lungo il cammino nel Lavoro della Quarta Via (la Via del non credere ma del verificare e comprendere per noi stessi in prima persona), a un certo punto immancabilmente ci si chiede che cosa è esattamente ricordare sé stessi, se stiamo avendo questi stati, se dei particolari momenti con percezioni acute dell’ambiente che ci circonda così diversi dal solito, possiamo definirli ricordo di sé.

Il centro intellettuale ha bisogno del suo cibo, cioè di definire - sotto forma di parole ovviamente - tale significato e il comprenderlo implicano inoltre la capacità di trasmetterlo ad altri, ognuno di noi a suo modo e con i mezzi che il secondo stato offre e il linguaggio è uno di questi mezzi.

Ricordiamoci pure, che la maggior parte del Lavoro inizia ed è svolto nel secondo stato, forse però non prima del capuccino e brioche …

“… riesco a ricordarmi di me ora ? … ho questa capacità dopo un mese, un anno, dieci anni, vent’ anni che Lavoro su di me? … e ora, nuovamente ora, eternamente ora, in questo momento, mi sto ricordando di me? … sii voglio ricordarmi di me proprio ora … in questo preciso momento … ma … succede qualcosa ?!?

… sta cambiando qualcosa ora che … v-o-g-l-i-o r-i-c-o-r-d-a-r-m-i d-i m-e!! Me lo sto urlando interiormente che l-o v-o-g-l-i-o!!! “.

Ahimè … forse nulla accade … ma allora cos’è ricordare noi stessi ?!?

Per poter in parte parlare di cosa è il ricordare noi stessi sarebbe meglio descriverne il suo opposto cioè cosa non è ricordare noi stessi ossia cos’è dimenticare noi stessi e, togliendo le cose inutili e superflue come la gratuita identificazione (il calciatore che dico io, è sicuramente più bravo del calciatore che dici tu), l’economicissima e spesso pure gratificante immaginazione (… ero soprapensiero … se vincessi la lotteria … ), e le non meno mirabolanti, energiche e orgogliose emozioni negative (espresse a destra e a manca solamente perché vogliamo essere sinceri con gli altri e dire ciò che realmente pensiamo di loro), togliendo tutto questo e qualche altra non meno importante quisquilia dicevo; ne rimarrebbe uno stato di coscienza (il terzo stato di coscienza) che potremmo definire come ricordo di sé.

Ciò che stiamo cercando quindi è uno stato di coscienza che è diverso dall’ordinario, da quello che stiamo vivendo quotidianamente da una vita, diverso da quello che di solito ci fa lavare i denti, bere il caffè, andare al lavoro, guardare la tv, fare il tifo per una squadra di calcio, discutere di politica, provare fastidio solamente perché una persona inciampando ci ha leggermente toccati, che ci fa fare sesso, procreare e che ci fa sentire imbarazzati di fronte a sconosciuti e al capo, che ci fa suonare il pianoforte, che ci fa credere che siamo esseri coscienti, che abbiamo volontà, che ci fa distruggere i nostri simili, i nostri consanguinei e alle volte persino noi stessi.

Un modo per acquisire informazioni e comprensioni sul ricordo di sé è quello di praticare l’osservazione dei diversi stati di coscienza che si susseguono durante il nostro quotidiano vivere ricordandoci che il terzo stato - quello cui miriamo - è sovrapposto al secondo stato di coscienza ovverossia allo stato ordinario di veglia (quello citato nel precedente paragrafo), il quale è sovrapposto a sua volta al primo stato, che rappresenta letteralmente la funzione del dormire, del sonno fisiologico della macchina umana.

Per comprendere meglio i diversi stati di coscienza e le loro sovrapposizioni potremmo dire che quando siamo nel primo stato non siamo consci né di noi stessi -a letto che dormiamo- né dei vicini che alle sei e tre quarti del mattino se ne stanno gridando di cotte e di crude, né degli altri due possibili stati.

Nel secondo stato -quello in cui ho ragione solo io- possiamo avere la consapevolezza che eravamo nel primo stato fino alle sette del mattino, solo che magari ce ne rendiamo conto solamente al pomeriggio perché un collega durante la pausa caffè ci ha espresso tutto il suo disappunto per la nottataccia che aveva appena passato e il pensiero associativo ci ha portato a ricordare che noi invece avevamo dormito beatamente come dei bimbi fino a quando non ha suonato la sveglia alle sette.

Nel terzo stato - quello del ricordo di sé -, possiamo essere coscienti di noi stessi e ricordare noi stessi indipendentemente dalle pause caffè e dalle nottatacce passate dai colleghi, ci svincoliamo dalla legge dell’accidente e una delle grazie che possiamo quasi immediatamente notare è l’essere liberi dal pensiero associativo ma questa è solo una piccola perla della grande collana che il terzo stato ci offre, inoltre, va ricordato pure che il terzo stato ha gradi, e che i differenti gradi rendono disponibili più perle della collana e, tanto per citarne un’altra connessa con il corpo, i movimenti non si fanno più automaticamente quindi, niente gesti inconsulti, grattate di capo, trilli con le dita e corruccia menti vari perciò bisogna volere ogni singolo movimento … che faticaccia eh …?!? (Ma che è … diverremo mica degli automi senza spontaneità??).

L’idea degli stati che si sovrappongono l’un l’altro può divenire forse più comprensibile pensando a una casa a tre piani come ai tre stati di coscienza dove ogni piano serve a sorreggere quello successivo, tutti i piani hanno una funzione precisa, solo che il terzo piano non è indispensabile né al primo né al secondo, la casa sta in piedi comunque e si può benissimo vivere nei primi due piani una vita intera, anzi addirittura solo nel primo piano e poi, guarda caso, sono già arredati. Vivere nel terzo piano non è un obbligo per l’essere umano, spesso non sa neppure che esiste tale piano e inoltre per poterci abitare -per usufruire della meravigliosa veduta dell’oceano- bisognerebbe liberarne l’ingresso da tutte le cianfrusaglie che vi abbiamo depositato davanti … nooo … troppa fatica.

Tutto il Lavoro con piccoli scopi quotidiani ci porta a osservare questi stati e le loro diverse gradazioni, noi stessi e allo sviluppare poco a poco l’attenzione, la volontà e a bilanciare i centri. Sarà così quindi che inizieremo a coglierci in differenti momenti della giornata nei diversi stati. Ci saranno dei momenti che, pure mentre stiamo colloquiando con altre persone inizieremo a sbadigliare e coglieremo che avremmo voglia di fare una pausa e magari un sonnellino -saremo quindi più vicino al primo stato- e altri che ci ricorderemo esattamente le cose da fare e le parole da dire senza quasi perdere il filo dell’attenzione e senza che nulla c’impensierisca e ci faccia deviare dai nostri scopi, saremo quindi più vicini al terzo stato, allo stato del’ricordo di sé’.

Nella brama del definire, talvolta scambiamo certe percezioni e certe osservazioni per quanto acute siano per ricordo di sé. Fare lo sforzo di ricordare noi stessi (anche se non capiamo bene come), cercare di perseguire gli scopi che ci siamo dati o che ci hanno dato, parallelamente allo studio del Sistema della Quarta Via, ci permette alla fine di sviluppare correttamente una parte precisa in noi stessi (il maggiordomo) che osserva e accumula materiale prezioso. Più il maggiordomo è sviluppato maggiore sarà il controllo esercitato sui centri inferiori ma ciò non significa ancora essere nel terzo stato. Un maggiordomo correttamente forgiato risiede nei centri inferiori (nel re di cuori) ed è l’unica parte della macchina che ha la capacità di tenere uno sguardo verso il cielo, altrimenti non ci sarebbero proprio speranze per l’essere umano di divenire tramite i propri sforzi, un essere unificato e con volontà, un essere conscio.

Certe percezioni, come potrebbero accadere per esempio entrando inaspettatamente in un bar o in un determinato luogo, la strana consapevolezza delle persone e dell’ambiente circostante potrebbero essere scambiate per stati superiori dato che succedono di rado e sono piuttosto insolite ma normalmente sono accompagnate da una freddezza interiore quasi glaciale, più che altro è come se il centro istintivo avesse detectato un possibile pericolo e quindi si fosse attivato per la difesa del corpo cui è ospite, acuendo così la percezione degli eventuali pericoli o nemici. Lo stato del ricordo di sé contiene prevalentemente un aspetto emozionale e le persone sono viste tutt’altro che come nemici.

Generalmente all’attivarsi degli io di Lavoro e del maggiordomo si attiva anche un cambio dello stato di coscienza che di norma, fluttua nei gradini del secondo stato, quasi sicuramente diverso da quello rispetto quando ci siamo appena alzati dal letto alle cinque del mattino, certamente più vicino al terzo stato ma non ancora al ricordo di sé, perciò potremmo incautamente definire ciò che in noi osserva la capacità o l’incapacità di perseguire un determinato scopo come lo stato dell’essere presente.

Alle volte, a seguito di esperienze di vita quelle quali del mettersi in viaggio per andare a trovare un vecchio e caro amico che non vedevamo da anni, oppure passare un periodo di vacanza in un paese esotico a stretto contatto con la natura, oppure in Tibet, accade che per un po’ ci si spogli del solito maleodorante fardello che ci accompagna tutti i santi giorni costantemente, cioè la falsa personalità. Ciò che di solito appare e rimane per un po’ a seguito di queste esperienze è l’essenza, la nostra essenza, l’aspetto emozionale del nostro vivere la vita, il bambino che è in noi, in alcuni più cresciutello in altri meno. Vivere la nostra essenza può essere fantastico, un’esperienza liberatoria, con meno pensieri (sotto meno leggi) potremmo scorgerci dire delle cose a delle persone che non avremmo mai avuto il coraggio di dire prima e soprattutto dirle con leggerezza, magari ci metteremo pure a danzare allegramente, a muovere il corpo, a camminare a piedi nudi sull’erba anche se non abbiamo mai avuto il coraggio di farlo prima in pubblico, potremmo tranquillamente trovarci a colloquiare per ore con una persona che ci è sempre stata antipatica -una cosa di pelle- e trovarla addirittura simpatica, carina e attraente ciò nonostante, queste che ho appena descritto e altre meraviglie legate all’essenza non sono ancora lo stato del’ricordo di sé’ in quanto sovente in questi stati non abbiamo ne coscienza di noi stessi ne consapevolezza di ciò che ci circonda.

L’apparire del terzo stato è come l’apparire del sole attraversando con l’aereo le nuvole, la turbolenza nell’attraversarle e l’aereo che vibra, possono ben rappresentare lo stato di veglia con tutta la miriade di ‘io’ senza senso che ci catturano e spadroneggiano -la tribolazione dell’essere umano- poi man mano che si sale, le vibrazioni diminuiscono e appare il sole, la quiete, l’aereo sembra immobile, sembra galleggiare sul nulla, vediamo le nuvole come il secondo stato, sono sotto di noi, sembrano proprio il mare dell’immaginazione, un cimitero e solo pochi attimi prima ne eravamo dentro, immersi nel secondo stato, identificati, pieni di paure, dubbi, incertezze … ci chiediamo dove eravamo, che abbiamo fatto tutto quel tempo la dentro? … Pazzesco, quanto tempo sprecato in quella valle di lacrime.


venerdì 29 agosto 2008

Introduzione alle Leggi

In questo articolo si introduce il principio delle Leggi Cosmiche in relazione alle idee della Quarta Via.
Buona lettura,
E.

Nel sistema della Quarta Via la relazione dell’uomo con il tutto si fonda sul principio di relatività, questo principio ci mostra come l’analisi della nostra esperienza sia collegata con i differenti livelli o “mondi” che prendiamo in considerazione in relazione a ciò che stiamo osservando. Il Raggio di Creazione indica la divisione di questi mondi e le forze o ordini di leggi che agiscono in ognuno di essi.

Nel Raggio di Creazione ad ogni “Mondo” è assegnato un numero corrispondente di leggi pari al numero di forze che agiscono in quel mondo.

Al livello dell’Assoluto le tre forze costituiscono un’unità, una la singola e indipendente Volontà. All’Assoluto corrisponde il numero 1. Nel mondo del secondo ordine (Tutte le Galassie) le tre forze sono divise; a questo mondo è assegnato il numero 3. A questo livello la volontà dell’Assoluto si esprime direttamente.

Proseguendo, nella discesa del Raggio di Creazione, ogni mondo inferiore eredita tutte le forze dei i mondi superiori così come accade a Mondo 3, e in aggiunta possiedono tre forze loro proprie, al livello di Mondo 6 “La Via lattea” vi sono tre forze del mondo stesso, più quelle dei mondi che lo precedono. A questo livello non vi è più l’azione diretta della volontà dell’Assoluto e le forze che fanno parte di questo mondo iniziano ad avere una componente di meccanicità. Questo può essere compreso se pensiamo ad esempio ad un’invenzione, alla sua creazione le possibilità di utilizzo sono molto concentrate e direttamente collegate all’idea della persona che la ha realizzata; ma a mano a mano che questa entra a far parte di un ordine più vasto di persone che la usano sono scoperti o creati nuovi utilizzi della stessa, entrano così nel ciclo di vita dell’invenzione un maggior numero di possibilità di utilizzo e applicazione, si sommano nuove potenzialità, così nella differenziazione dei mondi si aggiungono nuovi elementi che nella loro interazione creano gli elementi costituenti del mondo stesso. Così nel mondo del terzo ordine ci sono (3)+3)=6 forze; nel mondo di quarto ordine ci sono (3+6) +3=12 forze e così via
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sabato 23 agosto 2008

I Tipi Fisici

Questo è un articolo introduttivo all'idea dei Tipi fisici secondo i principi della Quarta Via, grazie a Guido per il lavoro sui diversi tipi e a Gianni per le immagini sull'Enneagramma dei Tipi.
Buona Lettura,
E.

Il sistema della Quarta Via distingue le differenti tipologie di essenza, e di conseguenza di tipo di macchina umana, in base allo studio del sistema endocrino. Ogni uomo normale è nato con tutte le ghiandole endocrine attive ma, in base alle idee del Sistema, alcune di queste sono più attive di altre nell’individuo.
Ogni ghiandola endocrina influenza un aspetto della natura umana, da quello fisico a quello psicologico; secondo il Sistema la ghiandola endocrina più attiva determina la tipologia di individuo, la sua essenza.
Sappiamo ad esempio che una particolare attività delle ghiandole surrenali attive si esprime in un individuo attraverso certi comportamenti. A livello medico è riconosciuto che una iper-attività di una ghiandola influenza sia la conformazione fisica, specialmente nel periodo dello sviluppo che le reazioni psicologiche, per esempio una attività molto sviluppata della ghiandola pituitaria anteriore, produce un eccesso di ormone della crescita durante il periodo dello sviluppo facendo si che l’individuo risulti essere molto alto. Il tipo fisico a cui è associata la ghiandola pituitaria anteriore è il tipo Saturnino, caratterizzato, tra le altre cose, dalla sua altezza.
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mercoledì 13 agosto 2008

La Frizione

La frizione è l'energia che si genera da un'azione di sfregamento tra due parti fra cui è presente attrito. L'attrito è una forza che si genera tra due superfici a contatto tra loro in cui una si oppone al movimento, questa opposizione genera energia.
Che lo voglia o no nella vita di un essere umano si generano frizioni dovute alle lotte interiori ed esteriori innescate dal necessario esistere in un contesto sociale e naturale. Queste frizioni sono dovute a diversi gruppi di Io che entrano in contraddizione tra di loro; dalle scelte più semplici, come che indumento mettersi, a quelle più difficili, come con chi avere una relazione e che direzione dare alla propria esistenza.

Quello che accade a livello meccanico è che queste frizioni vengono vissute in maniera inconsapevole, vale a dire che la persona non conosce in maniera "reale" le cause e le conseguenze delle proprie "scelte" e decide una direzione piuttosto che un'altra, non in maniera consapevole ma in maniera meccanica e accidentale, in base alla propria natura e “programmazione”. Questo è quello che di solito accade nelle nostre vite: di fronte a scelte difficili tendiamo ad optare per la risposta conosciuta perché è quella più facile o che ci viene spontanea.

Abbiamo la naturale tendenza a reagire automaticamente in base alle esperienze "registrate" durante la nostra esistenza. Questo è naturale e “giusto” per una persona che non sta portando avanti un Lavoro su di sé, ma cambia per coloro che desiderano e hanno scelto di tentare di essere consapevoli delle proprie scelte.

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domenica 10 agosto 2008

Nuovo sito sui Racconti di Belzebù

E' stato "varato" un nuovo progetto sui Racconti di Belzebù. al link http://iraccontidibelzebuasuonipote.it/ potete trovare una prima "scheda di lettura" sui Racconti, da usare come stimolo e riferimento. Se volete commentare o aggiungere osservazioni potete usare il Forum che trovate QUI.
Buona lettura.
E.

mercoledì 6 agosto 2008

Esercizio sull'ascolto Musicale

Questo è un esercizio per sviluppare l'osservazione e la divisione dei centri usando le impressioni che produce la musica. Consiglio a chiunque decide di fare questo esercizio di comprendere che per ottenere dei risultati è necessario il tempo e la ripetizione in condizioni diverse dello stesso esercizio per poter osservare il suo lavoro in diversi momenti. Non fate le cose velocemente non c'è da correre in nessun luogo.

Possiamo dividere un ascolto qualunque (ogni pezzo di musica contiene quello che ci serve in strutture e collegamenti differenti) in tre "sezioni di ascolto" principali:
MOTORIA
EMOZIONALE
INTELLETTUALE

Questo perché rappresenta un ordine crescente di complessità, almeno per i non addetti ai lavori come i musicisti, che dovranno invertire la parte emozionale con quella intellettuale.
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martedì 29 luglio 2008

Il Momento Presente

Quello che segue è il primo articolo del nuovo sito, il link è già corretto.
Buona Lettura e buon Lavoro.
E.

Siamo sempre proiettati in un momento diverso da quello presente e questo non ci permettere di conoscere le cose per quello che sono e di poter agire in maniera conforme alla realtà.
L'unica realtà che esiste è il qui ed ora, il passato è già stato e il futuro non è ancora. Ma se nel nostro mondo interiore ci proiettiamo in un tempo che è già esistito o che non esiste ancora non possiamo "fare" ciò che deve e può essere fatto nel momento presente.
Il futuro si edifica sul presente, sul comprendere cosa la situazione contingente, con le sue variabili ed elementi, porta con sé.
Il passato è ciò che è stato e dobbiamo considerarlo come contenitore di esperienze, ma possiamo contare solo sulle esperienze che abbiamo veramente vissuto con presenza, le altre sono mere registrazioni accidentali che portano con sè solo una visione limitata di quello che era il momento. Se vediamo ad esempio l'affidamento che le persone fanno sul passato possiamo comprendere il funzionamento della mente formatoria. Parlando diciamo spesso: Mi ricordo che certe condizioni hanno portato ad un momento difficile e così non voglio più ritrovarmici, e per fare questo evito quelle situazioni. In questo modo abbiamo creato una risposta predefinita a cui conformeremo, volenti o nolenti, le nostre azioni nel presente, e conseguentemente del futuro. Ovviamente per un uomo macchina questa è la condizione naturale ed una necessità dovuta alla mancanza di strumenti per affrontare il momento, infatti se dovesse decidere di attuare delle scelte differenti ciò sarebbe molto difficile e doloroso e facilmente egli tornerà alle vecchie risposte di sempre. La visione delle contraddizioni che ci portiamo dentro è qualcosa a cui possiamo fare fronte solo dopo un lavoro di preparazione graduale.
Per riuscire ad essere nel momento dobbiamo fare un grande sforzo per non dare energia agli Io che ci portano in luoghi differenti. Dovendo portare avanti un lavoro ho osservato come una parte di me pensasse già alla sua fine e a quello che avrei fatto dopo innescando un senso di affaticamento perché interiormente lo avevo già vissuto e consumato, avevo già ipotecato le energie del momento creando una sorta di corto circuito. Tendiamo a dare risposte a qualunque cosa senza imparare a vivere la situazione per quello che è e con quello che essa porta con sé.
La presenza e il Ricordo di Sé rappresentano il segreto per iniziare ad essere parte del momento e di conseguenza ad imparare a vivere la propria vita.

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Nuova Veste di Vivere il Miracolso

Abbiamo rilasciato una nuova versione di Vivere il Miracoloso, il sito collegato a questo Blog sulle idee della Quarta Via.
Con il nuovo sistema è possibile gestire i contenuti e i collegamenti con gli utenti in maniera più funzionale.
Purtroppo i link che ne l blog collegano al sito non funzioneranno più, probabilmente nel tempo verranno ripristinati ma per il momento mi scuso con tutti quelli che vogliono leggere gli articoli precedenti con i link a vivereilmiracolo.com, e invito a collegarsi direttamente sul sito.
Da adesso in poi tutti i nuovi articoli saranno correttamente linkati.

se ci sono volontari per ripristinare i link sono i benvenuti.
A presto,
E.

lunedì 21 luglio 2008

La Sindrome della caccia al Guru

Con questo si conclude la serie di traduzioni da De Ropp, grazie ad Jgor per il suo lavoro e il suo sforzo, spero che queste letture siano state di aiuto a quanti desiderano lavorare su sé stessi.
Buona lettura,
E.

Anche questa è una trappola ovvia. Chi ci cade dentro passa la sua vita da un Maestro all'altro, chiedendo a ciascuno cosa ha da rivelare di segreto del lavoro. Non possono o non vogliono capire che non ci sono segreti da rivelare. I segreti del Lavoro si auto proteggono. Non possono essere scoperti che attraverso la pratica, e questa pratica deve raggiungere un certo livello di intensità e continuità prima che il segreto sia scoperto.
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venerdì 11 luglio 2008

La Sindrome dell'incontro domenicale

Andiamo avanti con le trappole di De Ropp.
Buona Lettura,
E.

Questa è una delle trappole più scontate. E' legata a doppio filo con la trappola dell'organizzazione e non può funzionare senza una organizzazione. Quelli che cadono in questa trappola perdono la visione dei loro reali propositi. Per il Lavoro reale su sé stessi, sostituiscono la regolare partecipazione agli incontri dell'organizzazione. Partecipano a questi incontro abbastanza meccanicamente, per abitudine. Partecipandovi hanno il sentimento di appartenenza e una rassicurazione del fatto che sono nel Lavoro.
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giovedì 10 luglio 2008

Riflessioni sulle conferenze

Lo scorso fine settimana si è tenuta la prima Conferenza sulla Quarta Via organizzata da chi gestisce questi siti. Le persone intervenute, compreso chi teneva le conferenze e le danze, saranno state una quindicina. La conferenza si è tenuta in un bosco, seduti su delle stuoie, e le danze in un grande salone in una villa del '500. E' stato molto interessante e stimolante osservare e condividere sia le idee del lavoro che il lavoro pratico con quanti hanno partecipato.
L'osservazione relativa alla forma dell'evento ha messo un luce che le Conferenze sono utili per un approccio conoscitivo tra le persone, ma le idee non possono essere affrontate in profondità e la forma a dibattito, che abbiamo dato all'evento, ha permesso di spaziare su diversi soggetti che esulavano il tema dell'evento, ma non di approfondirli. Probabilmente dei gruppi studio sono più appropriati per trasmettere le idee del Sistema.
E' stato comunque un momento molto "pratico" in cui estranei si incontrano ed iniziano ad osservarsi per cercare di capire se veramente qui c'è qualcosa di buono o è la solita panzana new age o peggio e prendono o no il meglio che possono dall'evento.
Sono grato a tutti quelli che sono intervenuti perché hanno portato loto stessi e si sono messi in gioco e ringrazio tutti quelli che hanno aiutato.
Le danze hanno portato un elemento di grande praticità nel lavoro intellettuale che abbiamo fatto nel week end e abbiamo deciso di continuare a portarle avanti anche per i prossimi eventi.
A breve sarà pubblicato un calendario di date fino a dicembre a cui eventualmente potranno aggiungersi altri incontri in diverse parti d'Italia.
Grazie a tutti coloro che in un modo o in un altro hanno nutrito e continuano a nutrire questa ottava.
E.

mercoledì 2 luglio 2008

La Sindrome da Super Sforzo

Una nuova trappola di De Ropp. Grazie ad Jgor.
Buona Lettura.
E.

Questa subdola trappola può anche essere chiamata la sindrome dello scalatore dell’Everest. Consiste nella convinzione che il lavoro comporta sempre qualche super sforzo analogo allo sforzo fatto dall’alpinista che affronta da solo la scalata al Monte Everest. La trappola è subdola perché l’idea che vi si nasconde è vicina alla realtà. Il lavoro comporta grande sforzo, ma è un tipo veramente particolare di sforzo. Questo sforzo comporta il mantenimento dell’equilibrio e della consapevolezza La capacità è più simile a quella di un funambolo o un giocoliere che di quella sorta di sforzo da “stretta di denti” che caratterizza una scalata al monte Everest.

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giovedì 26 giugno 2008

Sindrome della Salvezza Personale

Una nuova Trappola del Lavoro Immaginario.
Grazie a Jgor,
Buona Lettura,
E.


Questa è una trappola subdola e pericolosa. E' stata il corso delle tre religioni Abramiche, Giudaismo, Cristianesimo e Islam. Ha fatto tendere tutte queste religioni in culti della colpevolezza in cui devoti implorano il loro dio di perdonarli per i loro peccati e di garantire loro qualcosa vagamente descritta come salvezza. Salvezza da cosa? Dall'inferno presumibilmente. Dalle fiamme eterne, che è uno dei perniciosi meccanismi che i preti di queste religioni hanno inventato per terrorizzare i seguaci, per comportarsi come i preti pensano che debbano comportarsi. Un grande errore evidenza la sindrome della salvezza personale. Quelli che ne sono affetti immaginano che loro stessi, il così detto ego, possa essere salvato o dannato. Se andranno in paradiso, sarà la loro personalità, il Signore o la Signora Jones che ascenderà tra le arpe e gli angeli, Se cadranno all'inferno, saranno ancora il Signore o la Signora Jones tra grida e gemiti diavoli e fuoco eterno. Così le vite del Signore e della Signora Jones di cui sopra, dominate come sono da assurde superstizioni, diverranno pervase da un senso di colpa e peccato e un desiderio fuori luogo per la salvezza personale.
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lunedì 23 giugno 2008

J.G. Bennett – Making a soul

Bennett: c’è qualcosa in noi che si “nasconde”. Da questo “qualcuno che si nasconde”, vari impulsi entrano nella nostra vita, entrano nella nostra esperienza, nella nostra coscienza, e così via. In maniera impercettibile, ci identifichiamo con essi; ma qualche volta siamo in grado di vedere, realmente con sgomento o addirittura orrore, che sono presenti in noi diversi atteggiamenti riguardo le persone o le nostre responsabilità, che non possiamo accettare, che vogliamo ripudiare. Nel complesso, abbiamo successo nel metterle da parte, e non farci disturbare, ma rimane qualcosa in noi che desidera nascondersi.
Obbligare se stessi a vedere questo è molto doloroso. Questo non significa che io soffro, ma che qualcosa che desidera nascondersi non può sostenere di trovarsi sotto la luce. Essere in grado di vedere se stessi in maniera che qualcuno rimanga sotto i nostri occhi, sotto osservazione, questo è una punizione per l’eternità(riferimento alla parabola della divisione delle pecore e capre nei vangeli). Una cosa è se non abbiamo completamente tradito la ragione della nostra esistenza o completamente sprecato i “talenti” (parabola dei talenti nei vangeli) nelle nostre mani, ma figuratevi in voi stessi qualcuno che ha, e che sempre ha rifiutato di vedere ciò che ha, ma che un giorno si troverà – avendo rifiutato di vedere – costretto a vedere la realtà.

J.G. Bennett – Making a soul pag 81

venerdì 20 giugno 2008

Sindrome dell'Organizzazione

Nuova traduzione delle trappole di De Ropp.
Buona lettura,
E.

Questa è una trappola pericolosa e una in cui possono cadere interi gruppi di individui. Gioca un ruolo importante nel Lavoro di fantasia e può essere chiamata la pietra angolare di tale Lavoro.

La sindrome dell'Organizzazione si sviluppa quando un vero Maestro muore e il suo più vecchio allievo considera suo dovere continuare il lavoro del maestro. Così si forma una organizzazione. Si costituisce una gerarchia. La posizione nella gerarchia non dipende dal loro personale livello di essere , ma da quanto tempo sono stati nel Lavoro e dalla vicinanza al Maestro quando era ancora vivo.

Questa gerarchia tende a fossilizzarsi. Essi scoraggiano l'indipendenza e la libertà di pensiero e si rifugiano nella rigida ortodossia. Ogni cosa il Maestro pensava diventa sacra anche se era percettibilmente spazzatura messa per testare il livello di credulità dell'allievo. Tutti i metodi usati dal maestro devono essere trasmessi esattamente come furono da lui pensati. Questi 'pilastri dell'"ortodossia" non prendono mai in considerazione il fatto che i tempi cambiano, che la gente cambia, che i metodi che provati in un posto e tempo non possono essere validi in un altro posto e in altri tempi. Essi cadono anche nel non comprendere che nel Lavoro, la durata dell'appartenenza non è equivalente alla progressione spirituale. Il fatto che uno sia stato quaranta o cinquanta anni nel Lavoro o che conosceva intimamente il maestro non lo rende un essere liberato.

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martedì 17 giugno 2008

La Sindrome del Falso Messia

Una nuova parte delle "trappole" esposte da De Ropp, grazie ancora ad Jgor per la traduzione.

Vi sono ancora tante cose da tradurre rinnovo l'invito per i lettori del blog a farsi avanti per aiutare a smaltire il materiale che attende di essere reso disponibile in italiano.

Buona lettura.
E.

Questa trappola è l'opposto della trappola dell'occhio stellato. Chi cade in questa trappola è convinto di essere un Maestro, capace di trasmettere agli altri verità riguardo alla vita spirituale. La categoria del falso messia non include quello che potrebbe essere chiamato artista della coscienza spirituale. Queste persona, deliberatamente, per il proprio piacere personale, iniziano una qualche religione e fanno molto bene il lavoro. Sono semplicemente dei venditori che trafficano in sogni. La loro attività potrebbe essere meglio vista come una divisione dell'industria del divertimento. Le vittime della trappola numero 3 sono abbastanza sincere. Essi credono davvero in quanto fanno. Generalmente hanno avuto una esperienza religiosa di un tipo o di un altro. Forse sono stati in India e hanno preso qualche idea da qualche guru. Forse hanno preso droghe e avuto ciò che si chiama "esperienza psichedelica". Forse hanno semplicemente accorpato idee prese da qui e da là che presentano come un sistema.

Tutte le vittime della sindrome numero 3 hanno una cosa in comune. Sono in un viaggio nell'Ego. Hanno bisogno di adepti, più sono meglio è. Questa è la caratteristica che li distingue da un vero maestro. Il vero maestro non cerca mai di attrarre i discepoli. Al contrario tende a scoraggiare i discepoli , avvertendoli che la via è difficile, che è meglio rimanere addormentati che mezzi svegli.

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venerdì 13 giugno 2008

La Sindrome del Devoto

Un altro capitolo delle trappole di De Ropp. Grazie a Jgor.
Buona lettura.
E.

Un nome alternativo per questa trappola è la sindrome dell'occhio stellato. Comporta una devozione fanatica e una cieca fiducia in un maestro o in un insegnamento. Questa devozione acceca completamente il devoto. Distrugge ogni capacità di ragione oggettiva, che la sua vittima non potrebbe mai aver posseduto. Tutte le emozioni sono focalizzate sul Maestro che ha lo stato di un dio negli occhi del devoto. Il maestro non può sbagliare. Gli insegnamenti del maestro devono essere accettati letteralmente e integralmente. Se il maestro dichiara che ci sono due lune nel cielo,allora devono esserci due lune a dispetto del fatto che nessuno ha mai visto le tracce della seconda luna. Se il maestro dice che c'è una legge cosmica che porta i pianeti a crescere fino a diventare soli e i soli a diventare galassie, questo deve avvenire anche se è fisicamente impossibile.
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martedì 10 giugno 2008

La Sindrome del Pensare-Parlare

Prosegue la traduzione del testo di De Ropp sul Lavoro Immaginario, di seguito la prima "trappola", grazie a Jgor per il suo lavoro di traduzione.
Buona Lettura,
E.

Questa è una trappola molto subdola in cui cadere. Si parla del Lavoro. Si pensa al Lavoro, Ma parlare e pensare del lavoro non produrrà mai risultati, come parlare e pensare del sesso non farà nascere un bambino. Il lavoro comporta il fermare il dialogo interiore, ma noi che ci siamo abituati a continui scambi interiori, non siamo a nostro agio nello stato di silenzio. Noi abbiamo la necessità di parlare a qualcuno di qualcosa. Se non troviamo nessun altro parliamo a noi stessi. Questa abitudine di parlare del Lavoro è incoraggiata dalla tendenza di coloro che pensano di essere "nel Lavoro" di trovarsi in gruppi. Teoricamente questi gruppi dovrebbero servire ad un utile proposito. Il loro intento è incoraggiare lo scambio di osservazioni, di promuovere l'obiettività, la sincerità e così via. I gruppi raramente raggiungono questo scopo perché, in molti casi, l'ultima cosa che le persone vogliono fare in questi gruppi è confrontarsi con le proprie debolezze. Si proteggono dal confronto attraverso un sistema elaborato di ammortizzatori e non anno intenzione di sacrificare questi ammortizzatori.
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domenica 8 giugno 2008

Gli Idrogeni

Per studiare il ruolo dell'uomo in relazione al tutto è necessario avere un'immagine della successione di cosmi di cui facciamo parte, nel sistema questa successione è chiamata Raggio di Creazione ed è la catena che unisce ogni cosa che esiste. L'uomo vive sulla Terra che è un pianeta del sistema solare, l'uomo dipende dal sole, il sole è parte, come stella, della Via Lattea, la quale è una galassia che fa parte di un sistema di galassie. L'insieme di galassie è un unico insieme che rappresenta l'unità, il tutto che nel sistema è chiamato Assoluto; tutti i cosmi sono contenuti in esso e dipendenti e collegati ad esso.

La scala del Raggio di Creazione è rappresentata:
Assoluto
Tutti i mondi
Tutti i soli
Sole
Pianeti
Terra
Luna

Ogni mondo discende dall'Assoluto, ma la "volontà" dell'assoluto agisce direttamente solo al livello di Tutti i Mondi e Tutti i soli, ma non sui livelli successivi.

Possiamo comprender questo in una certa misura mediante analogia. Se prendiamo l'uomo come Assoluto e cerchiamo di scoprire i limiti estremi che possono essere raggiunti entro lui stesso dalla sua volontà, persino la conoscenza più superficiale della fisionomia ci darà una risposta a questa domanda. La volontà dell'uomo (prendendola come un concetto condizionale) può governare i movimenti di tutto il corpo, di membra separate, di alcuni organi e del suo respiro. Se un uomo concentra la propria attenzione sulla punta del suo naso, comincia a sentirla. Mediante questa concentrazione egli può addirittura provocare una leggera sensazione in alcuni tessuti.
Ma non può in alcun modo manifestare la propria volontà in relazione a qualche cellula separata nel suo corpo. Le cellule sono troppo piccole per questo. La volontà dell'uomo si può manifestare solamente in relazione ai tessuti; in relazione alle cellule non si può più manifestare.
Se prendiamo l'uomo come analogo dell'Assoluto, i tessuti corrispondono a Mondo 3, le cellule a Mondo 6.

La Quarta Via - pag. 231

mercoledì 4 giugno 2008

La consapevolezza esercizi di base

La consapevolezza (il risultato del lavoro congiunto di conoscenza ed essere) come l'attenzione è qualcosa che dobbiamo esercitare, e che cambia con il tempo e lo stato interiore in cui siamo. I diversi livelli di coscienza portano con se diversi gradi di consapevolezza del nostro mondo interiore ed esteriore. Per raggiungere stati di coscienza "superiori" dobbiamo imparare a creare un substrato intenzionale di cui questi stati possono nutrirsi, e dove possano fondare le basi su cui ergersi.
Questo è uno degli obiettivi degli esercizi, in particolar modo degli esercizi che servono ad affinare le nostre percezioni e la consapevolezza del nostro mondo interiore ed esteriore.
Di seguito una serie di suggerimenti ed esercizi per i differenti centri. Sono da considerare come uno stimolo ed un'introduzione, in questo tipo di sperimentazione la creatività individuale è importante perché l'obiettivo non è quello di essere "efficienti" ma di ampliare le proprie percezioni.
Questi esercizi sono da portare con se durante la giornata, usandoli impariamo e fortifichiamo le nostre capacità percettive.
Uno sforzo aggiuntivo che dovete sempre cercare di fare quando fate qualunque di questi esercizi è quello di dedicare una parte della vostra osservazione agli altri centri, alla loro reazione mentre state facendo l'esercizio o semplicemente a cosa stanno facendo mentre fate l'esercizio. Ad esempio quando sto assaggiando un cibo intenzionalmente posso osservare cosa penso in quel momento, cosa sento emozionalmente se gioia, indifferenza o altro, a come è posizionato il mio corpo o al movimento del braccio che porta il cibo alla bocca. Ovviamente la cosa a cui faccio maggiormente attenzione è il sapore del cibo, perché in quel momento questo è il mio
centro di gravità.
CONTINUA

martedì 27 maggio 2008

La Relazione tra le funzioni e gli Io

Ogni funzione del nostro organismo è strettamente collegata a diversi gruppi di Io. In relazione a questo, un movimento, un pensiero, un cibo, un'emozione evocano per associazione diversi gruppi di Io "automatici" situati in varii centri, come risultato di ciò che è stato registrato in essi dalla nascita in poi.

Se facciamo, o ci accade, una variazione nella routine delle risposte meccaniche dei centri avviene qualcosa di nuovo. Un'azione nuova in un centro genera frizione, vale a dire la difficoltà che si esprime nel variare l'azione automatica registrata nel centro.

Questa frizione è l'energia che permette di cambiare la traiettoria di un "movimento" automatico, per cui nel nostro organismo è stato predisposto un ammontare precostituito ed invariabile di energia, ad un cambiamento della traiettoria, al fine di portarla a termine, si genera un energia aggiunta che purtroppo spesso eliminiamo in maniera inconsapevole attraverso comportamenti di rifiuto come le emozioni negative o l'immaginazione perché non sappiamo cosa farci o non vogliamo.

Tutti i centri sono collegati fra di loro, per fini di studio li dividiamo ma nella realtà delle nostre vite essi si influenzano reciprocamente, così ad un dato movimento o sensazione corrisponde un certo tipo di pensiero o di emozione e viceversa.

Quando iniziamo l'osservazione delle funzioni impariamo a distinguere le differenti manifestazioni dei centri. Successivamente dovremmo imparare a conoscere i loro legami reciproci, e per fare questo dobbiamo fare un lavoro intenzionale partendo dal centro che è più facile controllare a questo livello, il centro motorio. Per il lavoro sulle idee e comprensione il centro intellettuale è, per la sua lentezza, quello più facile da usare. Ma quando vogliamo iniziare a studiare le relazioni dobbiamo partire dal centro che si occupa del movimento.

Ad ogni movimento corrisponde un atteggiamento, cioè l'insieme delle espressioni di più centri, come camminiamo, come teniamo le spalle, le tensioni muscolari che abbiamo o l'espressione del viso sono tutte manifestazioni a livello motorio degli altri centri e della nostra ignoranza sul funzionamento dello stesso centro motorio.

Per comprendere in modo pratico questo è importante, dopo un lavoro approfondito di "sensibilizzazione" e riconoscimento delle diverse funzioni dei centri, provare ad attuare dei piccoli cambiamenti partendo dal centro motorio. E' necessario ricordare di fare molta attenzione ai cambiamenti che facciamo per non correre rischi inutili; ad un piccolo cambiamento seguono una serie di reazioni e cambiamenti in diverse parti di cui non siamo consapevoli. Per questo è importante non esagerare ma fare solo esperimenti che non generano delle modifiche sostanziali, come quelli suggeriti più avanti in questo articolo; per altri tipi di esperimenti è importante avvalersi dell'aiuto e sostegno di un'altra persona o di un gruppo che possa sostenere una sperimentazione più ampia.

L'esperimento che possiamo fare è quello di cambiare le nostre abitudini motorie, piccole cose e solo per brevi periodi di tempo, ad esempio il modo in cui stiamo seduti, il tono di voce con cui parliamo, il modo con cui attraversiamo la strada, con cui ci vestiamo. Osserveremo che cambiando il movimento cambiano anche le associazioni che ci legano ad una cosa. Se per esempio usiamo dei movimenti più aggraziati o un tono di voce più pacato vedremo come questo influenza il nostro “stato” e la capacità di auto osservazione. Se quando stiamo ragionando su qualcosa apriamo le spalle e usiamo una postura più corretta questo influenzerà i pensieri che facciamo. Se invece di aggrottare la fronte cerchiamo di tenerla rilassata, se modifichiamo la posizione delle labbra cercando di accennare un leggero sorriso quando guardiamo qualcuno o stiamo ascoltando, cambieremo lo stimolo che inviamo agli altri centri.

E' possibile fare questo lavoro anche su altri centri, quando impariamo a pensare correttamente possiamo modificare la risposta del centro motorio, quando impariamo a sentire correttamente attraverso il centro emozionale modifichiamo profondamente la nostra considerazione del mondo e conseguentemente il nostro "stare" in esso.

Torno a far presente l'importanza di mantenere questi esperimenti su piccole abitudini e per un tempo limitato, ogni cosa è collegata, e ad una piccola variazione ne succedono altre che non possiamo prevedere. Piccole cose ci mostreranno come tutto è collegato generando un nuova comprensione che potremo usare come stimolo per indirizzarci verso un lavoro più strutturato con altre persone che possono assorbire, contenere e dirigere cambiamenti più sostanziali.

lunedì 26 maggio 2008

Video delle Danze Sacre

Un estratto da Incontri con Uomini Straordinari sulle Danze Sacre.
Buona Visione.
E.


martedì 20 maggio 2008

I Quattro corpi dell'uomo

Nel sistema della Quarta Via l'uomo è visto come un essere incompleto, con la possibilità di evoluzione e di auto perfezionarsi per raggiungere quello che può essere definito "Uomo".

Per comprendere ciò che è l'uomo attualmente, vale a dire al livello attuale del suo sviluppo, è indispensabile potersi rappresentare fino a un certo punto ciò che egli può essere, vale a dire ciò che può raggiungere. Infatti, soltanto comprendendo la sequenza corretta del suo possibile sviluppo, l'uomo cesserà di attribuirsi quanto attualmente non possiede, ma che forse potrà acquistare attraverso grandi sforzi e grandi fatiche.

Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto - pag 48

...un uomo nel pieno senso della parola è composto di quattro corpi. Questi quattro corpi sono costituiti da sostanze che diventano sempre più sottili, si compenetrano e formano quattro organismi indipendenti aventi tra loro una relazione ben definita, ma capaci di azione indipendente.
Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto - pag 48

Nell'uomo vi è la possibilità di sviluppare quattro corpi differenti che sono esposti da Gurdjieff nella Quarta Via con il grafico seguente:

il tratto più importante, ossia che l'uomo non nasce con i corpi sottili e che questi richiedono una cultura artificiale, possibile solo in determinate condizioni, esteriori e interiori, favorevoli.
Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto - pag 49

Ognuno dei corpi superiori, se si eccettua il primo che è quello con cui nasciamo, ha bisogno per il suo sviluppo di un certo ammontare di sostanze sottili, per la sua costruzione prima e per il suo mantenimento poi. La prima fase, richiede maggiori sforzi per accumulare materiali per la costruzione e per il mantenimento dei corpi superiori, ma una volta creato il "nuovo corpo" richiede un minore apporto di sostanze per il suo mantenimento per utilizzare l'eccesso di materiali per la costruzione del successivo.
Il sistema della Quarta Via si fonda su idee e strumenti che, se applicati, costruiscono il veicolo attraverso il quale è possibile accumulare abbastanza sostanze sottili necessarie alla "costruzione" dei corpi superiori, ma lo sviluppo di questi corpi non è meccanico ed è il frutto di un lavoro intenzionale e mirato.

CONTINUA

martedì 13 maggio 2008

Il Ricordo di Sé

D: Il ricordare se stessi è il processo iniziale di questo sistema?
R: E' il centro del processo iniziale, e deve procedere, deve entrare in ogni cosa. Da principio vi sembra improbabile, in quanto potete provare a ricordare voi stessi e poi accorgervi che per lunghi periodi di tempo ciò non vi viene a mente; poi di nuovo cominciate a ricordarlo. Ma sforzi di questo genere non sono mai perduti; qualcosa si accumula e ad un certo momento, allorché nello stato ordinario sareste stati completamente identificati con le cose e sommersi in esse, scoprite di poter tenervi a parte e controllare voi stessi. Non sapete mai quando ciò sarà e come accade. Dovete fare soltanto ciò che potete: osservare voi stessi, studiare e principalmente cercare di ricordare voi stessi; poi, a un certo momento, vedrete i risultati.
Ouspensky - La Quarta Via

Il Ricordo di sé è uno dei principi centrali intorno al quale ruota il sistema della Quarta Via; è lo strumento e la pratica, attraverso la percezione di sé in maniera consapevole, per la costruzione della coscienza di sé, ed caratterizzato da una forte componente emozionale.
E' difficile comprendere cos'è il ricordo di sé, è più facile iniziare a conoscere questo stato scoprendo cosa non è ricordo di sé. Il sapore di un'identificazione, che riconosciamo nel momento in cui siamo un più presenti, è qualcosa a cui possiamo diventare più sensibili per usarla come "allarme" o "sveglia" nel cammino verso la presenza.

Ma il problema è: come ricordare se stessi, come rendere se stessi più consapevoli? Il primo passo sta nel rendersi conto che non siamo consapevoli. Quando ci rendiamo conto di ciò e l'osserviamo per un pò di tempo, dobbiamo cercare di cogliere noi stessi in momenti in cui non siamo consapevoli e, poco a poco, ciò ci renderà più consapevoli. Questo forzo ci mostrerà quanto siamo poco consapevoli, perché nelle condizioni di vita ordinaria è difficilissimo essere consapevoli.
Ouspensky - La Quarta Via

Il ricordo di sé è rappresentato dal processo di rigenerazione. Il nostro sforzo, la prima forza (FORMA), rivolto verso l'oggetto (MATERIA), la nostra abitudine, innesca il processo di rigenerazione in presenza di una terza forza (VITA) che nel corso della storia umana ha assunto differenti nomi, Dio, Coscienza, Oro, Sole, Amore, Speranza, Libertà.
Il ricordo di sé si esprime ed è motivato dal tentativo di produrre un certo fenomeno interiore, la nascita della coscienza di noi stessi.
CONTINUA