mercoledì 3 dicembre 2008

La Sindrome da Archiviazione

Questo è un articolo che è nato da una ricca conversazione con Andreja che ringrazio per la messa in luce di certi rischi che si corrono nel lavoro.
Buona lettura,
Enzo..

Il sistema della Quarta Via studia l’uomo e la realtà dei mondi in cui vive. Tutte le idee, divisioni e catalogazioni dell'uomo e della natura possono essere di grande aiuto per costruire una visione più ampia della realtà che ci circonda e per farci uscire dai limiti dei punti di vista che abbiamo appreso durante l'età formatoria, dall'educazione, dall'estrazione sociale da cui proveniamo e dalle nostre esperienze di vita. Le idee del sistema hanno la possibilità di farci espandere la nostra visione del mondo a patto che siano impiegate nel modo giusto.

Un rischio che si corre nello studio intellettuale del sistema è quello della "sindrome da archiviazione". Questa sindrome è sperimentata dalla maggior parte delle persone che si accostano al lavoro su di sé, è molto sottile e sfrutta diversi respingenti.

Capita spesso che le persone si avvicinano a idee spirituali o esoteriche a causa della loro difficoltà di relazionarsi con il mondo, al fatto di sentirsi in un luogo ostile in cui percepiscono e desiderano che vi sia di più di quello che hanno verificato. Spesso si prova il desiderio di cambiamento perché quello che abbiamo visto di noi e del mondo non ci è piaciuto o perché sentiamo che non ne sappiamo abbastanza. In questo senso vi sono diversi gruppi di io che cercano delle risposte per sentirsi più tranquilli, a posto, al sicuro, e io che desiderano avere una risposta per affermare sé stessi.

La sindrome da archiviazione prende diverse forme, la più ricorrente si manifesta nei momenti di difficoltà, in cui ci confrontiamo con situazioni che ci mettono in gioco generando molta frizione. In questi momenti la sindrome da archiviazione si manifesta a livello intellettuale cercando nel proprio archivio di conoscenze quello che il sistema dice della situazione, come ad esempio, "ah ecco questa è un’emozione negativa..." oppure ancora peggio cataloghiamo le espressioni degli altri e di fronte ad un momento difficile di una persona semplicemente pensiamo: "ecco sta esprimendo un’emozione negativa... non voglio sottostare a questa situazione perché quella persona sta sbagliando, non sa quello che perde...". In questi momenti se osserviamo il centro emozionale possiamo osservare la sua “contrazione”. Stiamo respingendo la situazione che ci ha toccati in diversi centri usando una definizione che spieghi il momento e "attutisca" la frizione, ed invece di cercare di viverlo in maniera più completa per capire da cosa viene una certa espressione e come si manifesta, racchiudiamo una realtà complessa in una scatoletta con un bollino che cerchiamo di mettere da parte.

CONTINUA

1 commento:

Anonimo ha detto...

Continuando sullo stesso filone, e spiegando piu' in dettaglio come la penso sul soggetto, vorrei parlare del perche' il linguaggio, e anche molte delle idee della quarta via sono, per me, pericolose.
Una cosa in comune con tutti i gruppi della quarta via, o gente che lavora con queste idee, inclusi anche gruppi zen, o induisti o insomma tutti i gruppi che hanno un linguaggio loro e regole che vengono applicate solo all'interno del gruppo.
Per usare un idea espressa da S.Suzuki in "mente zen, mente di principiante", quando si imparano questi sistemi ed idee, si perde la capacita' di vedere le cose con una mente fresca e nuova nelle diverse circostanze in cui ci veniamo a trovare.
Ad esempio, parlavo ieri con un caro amico, anche lui reduce della fof, che dopo anni passati ad osservare le persone solo come tipi e caratteristiche, fa grande fatica, mi sembra, ad osservare semplicemente le persone per quello che sono. La catalogazione scatta prima di qualsiasi altra cosa. Per cui, per sapere come sia la mia partner, che lui non ha conosciuto, la prima domanda e' "ma che tipo e'?"
Per quanto possa sembrare strano, io non lo so, perche' non vedo piu' le cose cosi', e ne sono contento. Per me lei e' un essere umano, mutevole con le circostanze, e non mi aiuta affatto sapere che tipo sia e che caratteristiche abbia.
Che sia stato utile una volta, e' possibile, ora mi sembra un limite enorme.
Tutti i seguaci di un qualche tipo di filosofia hanno la tendenza a vedere le cose attraverso un filtro. Quello che imparano all'intermo del gruppo.
La domanda discussa con Enzo era proprio questa. E' utile imparare una filosofia o modo di vedere le cose che poi dovra' essere necessariamente essere abbandonato per vedere le cose cosi' come sono, e non piu' attraverso un filtro?
Non ho una risposta, e credo che ognuno debba trovare la propria risposta a questo tipo di domande.
Dobbiamo prima indossare un abito, sopra il nostro abito abituale, per poi levarcelo di dosso, sperando che anche il nostro vecchio abito venga via con quello nuovo, cosi' da essere alla fine nudi(psicologicamente)?