Ho letto di recnte un testo di Alexander Lowen fondatore della scuola terapeutica nota come Analisi Bioenergetica.
Il pezzo che riporto di seguito credo sia di grande importanza per chiunque senta la necessità di portare avanti un lavoro su di sé. Spesso la necessità di un autoperfezionamento prende delle direzioni che sono ben espresse da quanto scritto da Lowen. Credo sia importante per chiunque fare un esame personale su dove lo sta portando il suo cammino e le scelte ad esso connesse, soprattutto di che uso si fa del materiale che si studia e si cerca di mettere in pratica.
La Quarta Via nel cosro del tempo ha subito notevoli cambiamenti, ad oggi ci sono diversi gruppi che usando le idee del sistema si stanno orientando verso una sua interpretazione meno dogmatica e che prende spunto dall'esperienza che del sistema è stata fatta negli anni successivi alla morte di Gurdjieff. Questo risulta sicuramente negativo per coloro che seguono rigidamente quanto scritto sui testi in circolazione, ma le persone che portano avanti questa "nuova" espressione del Lavoro sono individui molto più bilanciati e meno egocentrici dei sedicenti maestri che ancora oggi numerosi affollano le nostre comunità.
Beh senza dilungarmi troppo ecco il pezzo tratto dal testo di Lowen "depresione e corpo":
Alexander Lowen
La persona diretta dall'interno ripone fiducia in sé stessa. La persona diretta dall'esterno la ripone in altre persone e così corre contemporaneamente il rischio di essere deluso. cerca sempre qualcosa al di fuori di sé in cui credere: ina persona, un sistema, una credenza, una causa o un'attività. A livello conscio si identifica con i suoi interessi esteriori.
...Ma fa le cose per gli altri e le fa con incoscia attesa che gli altri riconoscano il suo valore e rispondano amandola, accettandola e appoggiandola.
La persona diretta dall'interno agisce e fa le cose per sé. La sua identificazione primaria è con sé stessa in quanto persona e le sue attività sono espressione di ciò che è.
Trova soddisfazione nel suo modo di reagire al mando anziché nella reazione del mondo nei suoi confronti.
Quanto ai bisogni insoddisfatti dell'infanzia, e tutti ne abbiamo, un tipo di persona di questo genere non si attende di vederli soddisfatti da altri.
mercoledì 4 novembre 2009
Persona diretta dall'esterno e persona diretta dall'interno
giovedì 8 gennaio 2009
I molti Io
Siamo formati da tante parti differenti e spesso opposte, coesistono in noi e si manifestano in differenti momenti. Nel negare la loro esistenza o nel cercare di rimanere solo su alcune si manifesta la nostra identificazione, pensiamo di essere solo in un modo o in un altro senza ricordare o vedere l'insieme e quindi il cambiamento a cui siamo soggetti. Anche quando ci rapportiamo agli altri pensiamo che siano solo la cosa che vediamo o pensiamo di vedere in quel momento, ma non ci accorgiamo che esistono molti più elementi che li costituiscono.
Quello che ci hanno insegnato, quello abbiamo vissuto, che siamo e ci stiamo vivendo determina la lente attraverso cui vediamo le cose, è un filtro che ci portiamo sempre dietro e attraverso cui leggiamo il mondo che ci circonda. Gli altri sono uno specchio e spesso non è facile vedere il riflesso di noi stessi in questo specchio.
Se facciamo leggere una pagina a cento persone diverse è facile che avremo cento interpretazioni differenti.
Gurdjieff in una delle sue conferenze dice:
"Non ci capiamo l’un l’altro perché viviamo in differenti sentimenti (emozioni). Lo stesso sentimento da le stesse comprensioni."
Ogni tanto camminando per strada incrocio delle persone che "a pelle" non mi piacciono, o che sono cupe in volto, provo quindi ad immaginarle mentre ridono, hanno il volto rilassato e sono in situazioni in cui altre persone stanno bene con loro, e questo mi è utile a vederle da un diverso punto di vista.
Buon lavoro,
Enzo
giovedì 10 luglio 2008
Riflessioni sulle conferenze
L'osservazione relativa alla forma dell'evento ha messo un luce che le Conferenze sono utili per un approccio conoscitivo tra le persone, ma le idee non possono essere affrontate in profondità e la forma a dibattito, che abbiamo dato all'evento, ha permesso di spaziare su diversi soggetti che esulavano il tema dell'evento, ma non di approfondirli. Probabilmente dei gruppi studio sono più appropriati per trasmettere le idee del Sistema.
E' stato comunque un momento molto "pratico" in cui estranei si incontrano ed iniziano ad osservarsi per cercare di capire se veramente qui c'è qualcosa di buono o è la solita panzana new age o peggio e prendono o no il meglio che possono dall'evento.
Sono grato a tutti quelli che sono intervenuti perché hanno portato loto stessi e si sono messi in gioco e ringrazio tutti quelli che hanno aiutato.
Le danze hanno portato un elemento di grande praticità nel lavoro intellettuale che abbiamo fatto nel week end e abbiamo deciso di continuare a portarle avanti anche per i prossimi eventi.
A breve sarà pubblicato un calendario di date fino a dicembre a cui eventualmente potranno aggiungersi altri incontri in diverse parti d'Italia.
Grazie a tutti coloro che in un modo o in un altro hanno nutrito e continuano a nutrire questa ottava.
E.
lunedì 3 marzo 2008
RIFLESSIONI - IL LAVORO SBAGLIATO DEI CENTRI
Succede molto spesso che un centro si appropri del lavoro di un altro. Una delle maggiori interferenze è quella del centro istintivo sul centro emozionale. Quando abbiamo una frizione a livello istintivo di qualunque genere, da un semplice mal di schiena a patologie più gravi, il nostro mondo emozionale cambia completamente, diventiamo irascibili, nervosi, spesso intrattabili vediamo il mondo attraverso il filtro del nostro disagio. Questo perché la difficoltà a livello istintivo viene assimilata e vissuta come difficoltà emozionale.Facciamo un esempio di pensiero attivo: perché un disturbo istintivo dovrebbe assumere valore a livello emozionale? è forse collegato direttamente il mio mal di schiena alla relazione con mio figlio? o con i miei amici? No perché loro si comportano sempre nello stesso modo sono io che sono cambiato in relazione a loro. E' forse collegato alla relazione con me stesso? sono da meno perché sto male? forse. La sensazione di non essere in forma a livello istintivo mi fa sentire in balia degli eventi, ricordiamo che il centro istintivo è la parte "animale" in noi, questo innesca un naturale istinto di difesa. Se osserviamo un animale domestico durante una malattia possiamo vedere come si ritira e protegge. Ma se considerando la possibilità di poter essere al di sopra della semplice reazione istintiva animale, possiamo iniziare a separare le funzioni del centri istintivo da quelle del centro emozionale, possiamo osservare la differente provenienza dei nostri io e comprendere, specialmente per quello che riguarda il centro emozionale, la loro mancanza di reale connessione nello specifico dell'espressione delle emozioni negative.
Questo significa praticamente rispettarsi e prendersi cura di se e della propria condizione istintiva, ma imparare nello stesso momento a considerare la nostra condizione emozionale in maniera separata attraverso la non espressione delle frizioni a livello emozionale e la considerazione della loro inutilità a livello della nostra condizione generale.
In questo modo possiamo stare male ed avere simultaneamente una visione realistica della nostre vite e relazioni non inquinate dalla frizione istintiva che stiamo provando.Buon Lavoro.
E.
lunedì 9 luglio 2007
Osservazione
Potete, attraverso uno sforzo di reale immaginazione, vedere voi stesso salire una collina verso le nostre due figure sedute là. Potete da quel punto di vista percepire certi aspetti di Sherman Grath (voi stesso), che avete sempre considerato erroneamente essere voi stesso. Egli è solo una possibile fase di voi stesso.
Le cinque cose più immediata che osserverete di lui – la postura del suo corpo, l’espressione della sua faccia, il tono della sua voce, i gesti delle sue mani e braccia, o altre parti del suo corpo, così come la sua “carrozza” si muove attraverso la vita. Queste sono le cose esterne di un uomo che ognuno può vedere. Ma dobbiamo essere simultaneamente consapevoli di esse e mettere in conto gli aspetti interiori che sono conosciuti solo da noi stessi.
Quindi le nostre emozioni devono essere osservate – non direttamente perché non è possibile. Ma possiamo e dobbiamo osservare le evidenze fisiche del nostro stato emozionale. Poi dobbiamo aggiungere a questo la consapevolezza dei nostri processi intellettuali.
Tutte queste osservazioni restringeranno, eventualmente, la nostra attenzione allo studio delle nostre abitudini. Gradualmente diventerà possibile cambiare i propri comportamenti cambiando il proprio stato fisico o mettendoci in nuove circostanze o fornendo nuovi stimoli attraverso il proprio sentire. Adesso, se la chiave è una, specialmente all’inizio, sarà la realizzazione simultanea della consapevolezza di quanto sia più possibile.
Estratto (tradotto) dal primo incontri di Gurdjieff e Orage.