martedì 27 maggio 2008

La Relazione tra le funzioni e gli Io

Ogni funzione del nostro organismo è strettamente collegata a diversi gruppi di Io. In relazione a questo, un movimento, un pensiero, un cibo, un'emozione evocano per associazione diversi gruppi di Io "automatici" situati in varii centri, come risultato di ciò che è stato registrato in essi dalla nascita in poi.

Se facciamo, o ci accade, una variazione nella routine delle risposte meccaniche dei centri avviene qualcosa di nuovo. Un'azione nuova in un centro genera frizione, vale a dire la difficoltà che si esprime nel variare l'azione automatica registrata nel centro.

Questa frizione è l'energia che permette di cambiare la traiettoria di un "movimento" automatico, per cui nel nostro organismo è stato predisposto un ammontare precostituito ed invariabile di energia, ad un cambiamento della traiettoria, al fine di portarla a termine, si genera un energia aggiunta che purtroppo spesso eliminiamo in maniera inconsapevole attraverso comportamenti di rifiuto come le emozioni negative o l'immaginazione perché non sappiamo cosa farci o non vogliamo.

Tutti i centri sono collegati fra di loro, per fini di studio li dividiamo ma nella realtà delle nostre vite essi si influenzano reciprocamente, così ad un dato movimento o sensazione corrisponde un certo tipo di pensiero o di emozione e viceversa.

Quando iniziamo l'osservazione delle funzioni impariamo a distinguere le differenti manifestazioni dei centri. Successivamente dovremmo imparare a conoscere i loro legami reciproci, e per fare questo dobbiamo fare un lavoro intenzionale partendo dal centro che è più facile controllare a questo livello, il centro motorio. Per il lavoro sulle idee e comprensione il centro intellettuale è, per la sua lentezza, quello più facile da usare. Ma quando vogliamo iniziare a studiare le relazioni dobbiamo partire dal centro che si occupa del movimento.

Ad ogni movimento corrisponde un atteggiamento, cioè l'insieme delle espressioni di più centri, come camminiamo, come teniamo le spalle, le tensioni muscolari che abbiamo o l'espressione del viso sono tutte manifestazioni a livello motorio degli altri centri e della nostra ignoranza sul funzionamento dello stesso centro motorio.

Per comprendere in modo pratico questo è importante, dopo un lavoro approfondito di "sensibilizzazione" e riconoscimento delle diverse funzioni dei centri, provare ad attuare dei piccoli cambiamenti partendo dal centro motorio. E' necessario ricordare di fare molta attenzione ai cambiamenti che facciamo per non correre rischi inutili; ad un piccolo cambiamento seguono una serie di reazioni e cambiamenti in diverse parti di cui non siamo consapevoli. Per questo è importante non esagerare ma fare solo esperimenti che non generano delle modifiche sostanziali, come quelli suggeriti più avanti in questo articolo; per altri tipi di esperimenti è importante avvalersi dell'aiuto e sostegno di un'altra persona o di un gruppo che possa sostenere una sperimentazione più ampia.

L'esperimento che possiamo fare è quello di cambiare le nostre abitudini motorie, piccole cose e solo per brevi periodi di tempo, ad esempio il modo in cui stiamo seduti, il tono di voce con cui parliamo, il modo con cui attraversiamo la strada, con cui ci vestiamo. Osserveremo che cambiando il movimento cambiano anche le associazioni che ci legano ad una cosa. Se per esempio usiamo dei movimenti più aggraziati o un tono di voce più pacato vedremo come questo influenza il nostro “stato” e la capacità di auto osservazione. Se quando stiamo ragionando su qualcosa apriamo le spalle e usiamo una postura più corretta questo influenzerà i pensieri che facciamo. Se invece di aggrottare la fronte cerchiamo di tenerla rilassata, se modifichiamo la posizione delle labbra cercando di accennare un leggero sorriso quando guardiamo qualcuno o stiamo ascoltando, cambieremo lo stimolo che inviamo agli altri centri.

E' possibile fare questo lavoro anche su altri centri, quando impariamo a pensare correttamente possiamo modificare la risposta del centro motorio, quando impariamo a sentire correttamente attraverso il centro emozionale modifichiamo profondamente la nostra considerazione del mondo e conseguentemente il nostro "stare" in esso.

Torno a far presente l'importanza di mantenere questi esperimenti su piccole abitudini e per un tempo limitato, ogni cosa è collegata, e ad una piccola variazione ne succedono altre che non possiamo prevedere. Piccole cose ci mostreranno come tutto è collegato generando un nuova comprensione che potremo usare come stimolo per indirizzarci verso un lavoro più strutturato con altre persone che possono assorbire, contenere e dirigere cambiamenti più sostanziali.

lunedì 26 maggio 2008

Video delle Danze Sacre

Un estratto da Incontri con Uomini Straordinari sulle Danze Sacre.
Buona Visione.
E.


martedì 20 maggio 2008

I Quattro corpi dell'uomo

Nel sistema della Quarta Via l'uomo è visto come un essere incompleto, con la possibilità di evoluzione e di auto perfezionarsi per raggiungere quello che può essere definito "Uomo".

Per comprendere ciò che è l'uomo attualmente, vale a dire al livello attuale del suo sviluppo, è indispensabile potersi rappresentare fino a un certo punto ciò che egli può essere, vale a dire ciò che può raggiungere. Infatti, soltanto comprendendo la sequenza corretta del suo possibile sviluppo, l'uomo cesserà di attribuirsi quanto attualmente non possiede, ma che forse potrà acquistare attraverso grandi sforzi e grandi fatiche.

Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto - pag 48

...un uomo nel pieno senso della parola è composto di quattro corpi. Questi quattro corpi sono costituiti da sostanze che diventano sempre più sottili, si compenetrano e formano quattro organismi indipendenti aventi tra loro una relazione ben definita, ma capaci di azione indipendente.
Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto - pag 48

Nell'uomo vi è la possibilità di sviluppare quattro corpi differenti che sono esposti da Gurdjieff nella Quarta Via con il grafico seguente:

il tratto più importante, ossia che l'uomo non nasce con i corpi sottili e che questi richiedono una cultura artificiale, possibile solo in determinate condizioni, esteriori e interiori, favorevoli.
Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto - pag 49

Ognuno dei corpi superiori, se si eccettua il primo che è quello con cui nasciamo, ha bisogno per il suo sviluppo di un certo ammontare di sostanze sottili, per la sua costruzione prima e per il suo mantenimento poi. La prima fase, richiede maggiori sforzi per accumulare materiali per la costruzione e per il mantenimento dei corpi superiori, ma una volta creato il "nuovo corpo" richiede un minore apporto di sostanze per il suo mantenimento per utilizzare l'eccesso di materiali per la costruzione del successivo.
Il sistema della Quarta Via si fonda su idee e strumenti che, se applicati, costruiscono il veicolo attraverso il quale è possibile accumulare abbastanza sostanze sottili necessarie alla "costruzione" dei corpi superiori, ma lo sviluppo di questi corpi non è meccanico ed è il frutto di un lavoro intenzionale e mirato.

CONTINUA

martedì 13 maggio 2008

Il Ricordo di Sé

D: Il ricordare se stessi è il processo iniziale di questo sistema?
R: E' il centro del processo iniziale, e deve procedere, deve entrare in ogni cosa. Da principio vi sembra improbabile, in quanto potete provare a ricordare voi stessi e poi accorgervi che per lunghi periodi di tempo ciò non vi viene a mente; poi di nuovo cominciate a ricordarlo. Ma sforzi di questo genere non sono mai perduti; qualcosa si accumula e ad un certo momento, allorché nello stato ordinario sareste stati completamente identificati con le cose e sommersi in esse, scoprite di poter tenervi a parte e controllare voi stessi. Non sapete mai quando ciò sarà e come accade. Dovete fare soltanto ciò che potete: osservare voi stessi, studiare e principalmente cercare di ricordare voi stessi; poi, a un certo momento, vedrete i risultati.
Ouspensky - La Quarta Via

Il Ricordo di sé è uno dei principi centrali intorno al quale ruota il sistema della Quarta Via; è lo strumento e la pratica, attraverso la percezione di sé in maniera consapevole, per la costruzione della coscienza di sé, ed caratterizzato da una forte componente emozionale.
E' difficile comprendere cos'è il ricordo di sé, è più facile iniziare a conoscere questo stato scoprendo cosa non è ricordo di sé. Il sapore di un'identificazione, che riconosciamo nel momento in cui siamo un più presenti, è qualcosa a cui possiamo diventare più sensibili per usarla come "allarme" o "sveglia" nel cammino verso la presenza.

Ma il problema è: come ricordare se stessi, come rendere se stessi più consapevoli? Il primo passo sta nel rendersi conto che non siamo consapevoli. Quando ci rendiamo conto di ciò e l'osserviamo per un pò di tempo, dobbiamo cercare di cogliere noi stessi in momenti in cui non siamo consapevoli e, poco a poco, ciò ci renderà più consapevoli. Questo forzo ci mostrerà quanto siamo poco consapevoli, perché nelle condizioni di vita ordinaria è difficilissimo essere consapevoli.
Ouspensky - La Quarta Via

Il ricordo di sé è rappresentato dal processo di rigenerazione. Il nostro sforzo, la prima forza (FORMA), rivolto verso l'oggetto (MATERIA), la nostra abitudine, innesca il processo di rigenerazione in presenza di una terza forza (VITA) che nel corso della storia umana ha assunto differenti nomi, Dio, Coscienza, Oro, Sole, Amore, Speranza, Libertà.
Il ricordo di sé si esprime ed è motivato dal tentativo di produrre un certo fenomeno interiore, la nascita della coscienza di noi stessi.
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mercoledì 7 maggio 2008

La sacralità dell'atto

Una delle problematiche più frequenti di chi ha intrapreso il lavoro su di sé è quella di non avere " più momenti di presenza". Vi sono molte idee a riguardo, ma il più grande ostacolo è quello di pensare che la presenza debba essere frutto di un evento eccezionale. Ciò è collegato al fatto che in un momento di ricordo di sé la parte emozionale è presente ed attiva, e questo accade accidentalmente in momenti "speciali" come ad esempio per una grande paura od una grande gioia. Abbiamo così l'illusione di dover cercare momenti particolari, e la nostra vita di tutti i giorni ci sembra troppo "normale" per racchiuderli. Questo lo possiamo verificare per la difficoltà che abbiamo a portare nelle nostre azioni di tutti i giorni l'energia e l'attenzione sufficiente a farci avere un momento di presenza, a causa soprattutto all'azione della nostra meccanicità e dell'assenza di un reale desiderio in questa direzione.
Questa tematica è stata alla base del lavoro delle scuole di tutti i tempi. Quelli che chiamiamo riti, o il comportamento che dobbiamo tenere in quanto aderenti ad una religione sono ciò che rimane del lavoro sull'intenzionalità di atti volti a portare una maggiore consapevolezza in chi li compiva. Quello che è accaduto, ed accade, è che nel tempo un'azione intenzionale che richiede l'uso delle parti intellettuali dei centri e l'uso simultaneo di più centri, condizione indispensabile per essere presenti, si è stratificata nella quotidianità delle persone diventando dogma e di conseguenza una semplice azione motoria. Questo nei termini del sistema vuol dire che l'azione si è spostata a livello delle parti meccaniche dei centri non richiedendo più nessuno sforzo intenzionale.
Spesso quello che vediamo nei riti religiosi non è atro che il guscio vuoto, espresso da un'azione ripetitiva e cieca, residuo di quelli che erano gli scopi intenzionali volti al raggiungimento di uno stato superiore. Come mummie rinsecchite hanno lasciato la loro sostanza nel passato e ci si manifestano come memoria ormai vuota dello splendore che fu.
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martedì 6 maggio 2008

Il Lavoro Immaginario

Questa è la traduzione di un capitolo dal libro di Robert de Ropp, allievo di Ouspensky che mi ha colpito molto per quello che dice e per la verifica che ho fatto delle sue parole, ho inserito per adesso solo la parte introduttiva lasciando per un secondo momento le descrizioni delle singole "trappole".
Spero che sia di aiuto.
Buona Lettura.
E.

Traduzione dal libro "Self Completion" di Robert S. de Ropp ed. Gateways.

Schiavo e Maestro
Che cosa è il lavoro?
Può essere definito molto semplicemente.
Il Lavoro coinvolge la trasformazione di un melmosa illusione galoppante dello schiavo in un illuminato, completo maestro.
Definiamo il significato della parola maestro e schiavo.
Lo schiavo non ha controllo sulla sue vita, è spinto da forze esterne, alla mercé delle impressioni casuali, schiavo delle abitudini, molte delle quali sbagliate, preda della credulità, suggestionabilità, speranza e paura.
Oltre tutto lo schiavo è una creatura di fantasia. Vive nel mondo dei sogni. E' tagliato fuori dalla conoscenza del mondo reale per via di un meccanismo nel suo cervello, il lavoro del quale genera illusioni. Lo schiavo mente a se stesso circa se stesso e su ogni altra cosa. Non sa che sta mentendo. E' uno schiavo che sogna di essere libero. Mennte sognando di conoscere la verità.
Il maestro ha liberato se stesso dal meccanismo che genera l'illusione nel suo cervello. E' un abitante del mondo reale. Per entrare in questo mondo ha sacrificato i suoi sogni. Si è confrontato temerariamente con la verità circa sé stesso e gli uomini. E' stato forte abbastanza per sfuggire alla prigione in cui lo schiavo passa la sua vita. E' completamente sveglio: Ha visto la verità che lo ha reso libero. Ma ha pagato un incredibile prezzo per raggiungere la libertà.
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