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mercoledì 4 giugno 2008

La consapevolezza esercizi di base

La consapevolezza (il risultato del lavoro congiunto di conoscenza ed essere) come l'attenzione è qualcosa che dobbiamo esercitare, e che cambia con il tempo e lo stato interiore in cui siamo. I diversi livelli di coscienza portano con se diversi gradi di consapevolezza del nostro mondo interiore ed esteriore. Per raggiungere stati di coscienza "superiori" dobbiamo imparare a creare un substrato intenzionale di cui questi stati possono nutrirsi, e dove possano fondare le basi su cui ergersi.
Questo è uno degli obiettivi degli esercizi, in particolar modo degli esercizi che servono ad affinare le nostre percezioni e la consapevolezza del nostro mondo interiore ed esteriore.
Di seguito una serie di suggerimenti ed esercizi per i differenti centri. Sono da considerare come uno stimolo ed un'introduzione, in questo tipo di sperimentazione la creatività individuale è importante perché l'obiettivo non è quello di essere "efficienti" ma di ampliare le proprie percezioni.
Questi esercizi sono da portare con se durante la giornata, usandoli impariamo e fortifichiamo le nostre capacità percettive.
Uno sforzo aggiuntivo che dovete sempre cercare di fare quando fate qualunque di questi esercizi è quello di dedicare una parte della vostra osservazione agli altri centri, alla loro reazione mentre state facendo l'esercizio o semplicemente a cosa stanno facendo mentre fate l'esercizio. Ad esempio quando sto assaggiando un cibo intenzionalmente posso osservare cosa penso in quel momento, cosa sento emozionalmente se gioia, indifferenza o altro, a come è posizionato il mio corpo o al movimento del braccio che porta il cibo alla bocca. Ovviamente la cosa a cui faccio maggiormente attenzione è il sapore del cibo, perché in quel momento questo è il mio
centro di gravità.
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lunedì 21 aprile 2008

Gli esercizi e la Legge del Tre

E' importante rendere il lavoro pratico. Questo avviene quando applichiamo le idee del sistema alla nostra esperienza e ritroviamo in essa i principi che sono la conoscenza che abbiamo appreso. L'unione di conoscenza ed essere, rendono possibile la comprensione, essa rappresenta l'interiorizzazione del lavoro, il suo diventare parte di noi, di quello che siamo.

In questo articolo verrà analizzata la relazione tra la Legge del Tre e gli esercizi.

La Legge del Tre rappresenta il principio delle relazioni fra i differenti elementi che costituiscono i componenti necessari per rendere possibile un evento. Ogni cosa è il risultato dell'azione di tre forze che nella loro unione fanno si che qualcosa accada, il modo in cui questi tre elementi si influenzano vicendevolmente determinerà il processo risultante.

Per analizzare la natura e connessione delle tre forze prenderò un esercizio ad esempio. Il lavoro che dobbiamo fare in relazione agli esercizi deve essere quello di imparare a riconoscere la forza ATTIVA, quella NEUTRALIZZANTE, e quella PASSIVA. In relazione a questo dobbiamo considerare che la forza attiva è quella che possiede una maggiore spinta, quella neutralizzante avendo un livello di "energia" medio ha una funzione di "valore aggiunto" nel bilanciamento del confronto tra forza attiva e passiva, la forza PASSIVA è quella che ha il ruolo di "frenare", possedendo il livello di vibrazioni più basso, di fare da limite alle altre forze nella loro interazione. E' importante ricordare che queste tre forze si possono trovare in posti diversi in relazione alla loro interazione, così la forza attiva, neutralizzante o passiva può essere PRIMA, SECONDA o TERZA forza a seconda che promuova, subisca, o sia il sostegno del processo.

In preparazione al lavoro di riconoscimento delle forze e delle loro interazioni in un processo è importante ricordare che la terza forza è sempre quella più difficile da riconoscere perché è quella a cui, nella condizione di sonno in cui di troviamo di solito, non siamo capaci di fare caso. Questo perché è un elemento della triade che non è legato all'identificazione del momento. Quando iniziamo un azione solitamente siamo in uno stato di identificazione, in questo senso non riusiamo ad avere un quadro più ampio della situazione, ad esempio se facendo un azione mi cade qualcosa la prima reazione è quella di stizza, in questo senso se riuscissimo a vedere che questo è solo un momento di tanti potremmo non sprecare il nostro tempo in inutili manifestazioni di negatività. Per causa della nostra identificazione non abbiamo potuto vedere soluzioni diverse, non abbiamo potuto vedere altri processi, cioè modi differenti di fare la stessa, non abbiamo potuto vedere una terza forza differente, perché non vediamo la terza forza in azione.

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mercoledì 9 aprile 2008

Esercizio – fermare il pensiero

Una nuova rubrica che tratta di esercizi. Mi auguro che come utenti di questo blog parteciperete all'analisi di come gli esercizi proposti funzionano, delle vostre verifiche e delle forze contrarie che incontrate nel portare avanti gli esercizi.

FERMARE IL PENSIERO

L’esercizio di fermare il pensiero è un esercizio propedeutico al Lavoro, lo scopo non è quello di arrivare a non pensare, ma quello di imparare a controllare il proprio pensiero.

L’esercizio in sé è quello di fermare il flusso dei pensieri e mantenere questa condizione per un certo periodo. Ovviamente perché questo possa accadere e portare dei risultati positivi vi deve essere uno scopo.

Il principale scopo di questo esercizio è quello di iniziare a ricollegarsi con il momento presente, il pensiero è qualcosa che per sua forma appartiene al passato; questo perché il pensiero si forma per immagini conosciute, vale a dire che non possiamo immaginare qualcosa che non conosciamo. In questo senso il continuo vociferare che abbiamo nella testa ci porta a spasso nel tempo, ma difficilmente nel momento presente, per questo uno degli obiettivi dell’arrestare i pensieri è quello di essere nel momento. Un altro è quello di prepararci per un pensare intenzionale, la capacità di arrestare i pensieri è necessaria al fine di poter pensare intenzionalmente, cioè fare in modo che l’atto del pensare non segua il flusso caotico di associazioni accidentali, che dovremo contrastare nell’imparare l’esercizio, ma segua il flusso che abbiamo dato ad esso e che siamo intenzionati a seguire.

E’ importante che i primi tentativi di fermare il pensiero siamo fatti in condizioni ottimali, per diminuire le forze contrarie che ci ostacoleranno in questo apprendimento. E’ bene trovare luoghi tranquilli in cui sappiamo di non essere disturbati ed iniziare a rallentare il flusso dei pensieri, portando la nostra attenzione a ciò che ci sta intorno ed a noi stessi, attraverso la percezione del nostro corpo e del nostro respiro. Dobbiamo subito notare che nessuna forma di tensione è di aiuto, ogni tensione che esprimiamo a livello fisico la dobbiamo sciogliere portando la nostra attenzione su di essa. Ogni pensiero non deve essere contrastato, ma piuttosto lasciato fluire attraverso di noi, con la consapevolezza che questo non è il momento. Può essere utile, se arriva un senso di paura di dimenticare, portare un taccuino su cui si annotare i pensieri importanti, ma sempre l’obiettivo è quello di lasciarli andare.

E’ utile osservare intenzionalmente la forma delle cose che ci circonda, ascoltare i suoni percepire le sensazioni che l’ambiente ci trasmette, come il vento o il calore del sole o il fresco della sera.

Ogni pensiero passa oltre, basta questo per un breve tempo, non è necessario mirare a rimanere ore senza pensare, ma è importante imparare a frenare un pensiero e lasciarlo andare rimanendo in silenzio.

Questo esercizio accentuerà la percezione degli altri centri e porterà in generale ad una maggiore sensibilità, è importante annotarsi le impressioni che si hanno, i dubbi e i successi. E’ necessario impostare l’esercizio in maniera che generi una certa frizione, ma che non sia così forte da diventare una forza contraria, che si abbia la sensazione di riuscire, perché lo scopo è riuscire a frenare i pensieri, è la necessaria verifica per poter fare di più la volta dopo. Ogni fallimento per eccessiva difficoltà o troppa indulgenza con le proprie caratteristiche allontana e rende più difficile rifare l’esercizio, qualunque esercizio, la volta successiva. Dovete pensare come al fatto di aprire una strada per la linea di minima resistenza, se un esercizio ho capito come evitarlo una parte di me continuerà sempre a cercare di evitarlo, così oltre alla naturale forza contraria di un esercizio dovrò combattere anche con il mio atteggiamento contrario all’esercizio, doppia fatica vale a dire doppia possibilità di non chiudere l’ottava. Spero che questo sia utile al vostro lavoro, se avete domande o volete condividere i vostri risultati e sforzi siete i benvenuti.

Buon Lavoro,E.

mercoledì 4 luglio 2007

Gli Esercizi 3

Accolgo con gratitudine il commento di " Anonimo" in Gli Esercizi 2 e desidero proporre una serie di esercizi iniziali, pratici, che possono essere usati da chiunque. Premetto che il lavoro non può essere generale e, per quanto ci possano essere esercizi "comuni" è indispensabile trovare o costruire insieme alle persone con cui lavoriamo esercizi e obiettivi personali riferiti alla condizione specifica.
Il primo passo nel lavoro, oltre a conoscere le idee su cui si basa la Quarta Via per la costruzione di nuovi atteggiamenti, è quello di iniziare a conoscere le parti che costituiscono la "macchina uomo". Queste sono comuni a tutti gli uomini, e la loro osservazione e comprensione è un lavoro indispensabile al fine di creare le condizioni per poter proseguire nello studio degli stati superiori.
Prima di introdurre gli esercizi è importante premettere che il fondamento della possibilità ulteriore del lavoro su di sé è quello di riequilibrare le proprie funzioni. Allo stato "naturale" l'uomo vive in una condizione di confusione delle sue funzioni (intellettuale, emozionale, motoria e istintiva). I centri agiscono con energie non proprie e le funzioni non svolgono il lavoro per cui sono predisposte sostituendosi fra di loro in maniera erronea. Il principio del lavoro sui centri è quello di riportare in equilibrio la macchina, fare si che un centro svolga la funzione per cui è stato creato. E' di fondamentale importanza in questo senso comprendere che non esiste qualcosa di buono o di cattivo, non è necessario essere nelle parti intellettuali dei centri tutto il tempo, ma è importante usare la giusta funzione per il giusto lavoro.
Per fare questo è necessario iniziare a conoscere le differenti parti di noi.
Inizierò da adesso una serie di articoli, pubblicati di quando in quando dal titolo Esercizi, e specificando di volta in volta se si tratta di esercizi intellettuali, emozionali istintivi o motori.

Il primo e più importante esercizio è quello di cercare di distinguere le differenti funzioni, intellettuale, emozionale, motoria e istintiva, e crearsi una "mappa" interiore delle loro espressioni, imparando così a distinguerle e a separarle.

Esercizi - Intellettuale
1)Per il centro intellettuale dobbiamo imparare ad osservare il pensiero, ed a pensare in maniera intenzionale visto che solitamente è il pensiero formatorio che genera il nostro pensare. Ogni volta che ci scopriamo a dire che una situazione è un in certo modo, come ad esempio quando parliamo delle persone che conosciamo con gli amici, l'esercizio è di esprimere una considerazione che non avevamo fatto prima. Ed esempio, quando parlo di Mario osservo che solitamente lo associo ad una persona che non si prende le sue responsabilità e capita che quando entra in un discorso inizio a ricordare la sua inaffidabilità in una data situazione ecc. L'esercizio è quello di cambiare il punto di vista, fare lo sforzo di vedere altro di Mario è parlare di quello, intenzionalmente e comprendendo un altro lato della sua persona. Non deve essere una menzogna, ma una reale osservazione di un differente lato della persona che conosciamo.
2) Ogni volta che leggete una pagina di un testo fermatevi alla fine della pagina, ad un punto di fine frase, e osservate quanto ricordate della pagina che avete letto, se riuscite a rievocare i collegamenti espressi nella lettura, quali e come. Quale era il vostro stato in relazione a quello che avere ricordato?.
Esercizi - Istintivo
Ogni volta che mangiate cercate di percepire intenzionalmente il sapore del cibo.
Esercizi - Motorio
Quando scrivere osservate il movimento della mano sulla tastiera o con la penna. Cercate di scrivere ogni parola intenzionalmente o essere più consapevoli delle lettere che la compongono, specialmente quando si scrive al computer si tende a invertire l'ordine delle lettere o a tralasciare delle lettere. Quando si scrive a mano si tende ad avere troppa tensione nella mano e a semplificare le lettere per guadagnare tempo.
Esercizi - Emozionale
1)Ascoltare un brano di musica classica o comunque non esplicitamente motoria (rock, techno, drum & Bass etc) cercando di percepire il variare del proprio stato emozionale.
2)Quando guardate un film cercare di esser attenti alle variazioni emozionali in relazione alle trame dei differenti personaggi. Cercare di essere consapevoli del ruolo che ognuno di essi rappresenta simbolicamente.

Spero che questa prima serie di esercizi possa essere di aiuto a chi desidera accedere ad una maggiore comprensione di sé. Ogni osservazione o commento è benvenuto, questo è un lavoro che esprime le sue massime potenzialità attraverso uno scambio costruttivo frutto di un atteggiamento positivo volto al miglioramento di sé.

Buon Lavoro.
E.

domenica 6 maggio 2007

Gli Esercizi 2

Una considerazione riguardo agli esercizi è comprenderne il fine.
Fare un esercizio non è lo scopo del Lavoro, essi sono lo strumento attraverso il quale ci rinforziamo intenzionalmente in una data area.
Gurdjieff da molta importanza all'idea che, quando facciamo un esercizio dobbiamo concetrarci completamente su di esso, dobbiamo dimenticare tutto il resto. Questa "concentrazione" (non identificazione) ci aiuta a vedere ed analizzare in maniera specifica il soggetto del nostro esercizio. Possiamo figurarci questa idea come lo sforzo di esercitare una parte per renderla più forte, esattamente come in palestra rinforziamo i muscoli con esercizi specifici.
Lo scopo degli esercizi è quello di rendere più forte una parte di noi che adesso non siamo in grado di usare, e permetterle di iniziare ad apparire e a lavorare nella nostra vita quotidiana.
Così con il, tempo di fronte agli stessi stimoli impariamo a ragire in maniera differente, e nel tempo, a essere presenti ad essi. Attraverso la presenza possiamo osservare a quello su cui individualmente dobbiamo lavorare, e creare così eserizi specifici per il nostro lavoro.

sabato 5 maggio 2007

Gli Esercizi

Gli esercizi sono uno strumento fondamentale del lavoro su di se, attraverso di essi possiamo rinforzare differenti aspetti del nostro essere e costruire la nostra vera personalità.
E' chiaro se prendiamo un esempio: se desidero imparare a ballare devo iniziare a fare determinati esercizi per rinforzare le parti del corpo che in futuro dovrò educare per poter ballare e realizzare le coreografie che desidero interpretare.
Gli esercizi svolgono proprio questa funzione, sono creati e usati per assolvere un fine preciso, aiutare a formare, rinforzare e armonizzare delle parti specifiche.
Questo ci fa comprendere il perché gli esercizi devono essere specifici, dobbiamo sapere il perché di quello che stiamo facendo, se sono vaghi non porteranno da nessuna parte e non potranno generare la necessaria energia per permetterci di mantenere lo scopo che ci siamo prefissi.
Questo introduce l'idea dell'atteggiamento nei confronti degli esercizi. E' importante avere un desiderio abbastanza forte o, come Gurdjieff dice, la necessità del proprio autoperfezionamento perché qualcosa di reale accada. Per tornare all'esempio della danza, se il mio desiderio di danzare è solo per svolgere una qualunque attività che tenga attivo il mio corpo provato dalle lunghe ore di lavoro passate in ufficio, allora la mia determinazione a fare degli sforzi sarà minore; se il mio insegnante mi chiede di tronare per un giorno in più a lezione o di fare esercizi tutti i giorni, probabilmente dopo un certo periodo lascerò le lezioni e cercherò qualcuno che spinga meno. Se invece il mio desiderio è quello di diventare un ballerino, allora sarò disponibile a fare esercizi ogni giorno per molte ore la giorno, e ogni nuova possibilità, ogni cosa che può accrescere la mia preparazione sarà ben accetta.
Questo esempio ci aiuta a puntualizzare il differente atteggiamento di fronte all'idea di lavorare su di Sé. Chiunque abbia mai avuto questo desiderio deve domandarsi se questo è un lazzo o una necessità; quanto e come è disposto a lavorare su di sé è la principale riposta a questa domanda, ed è una risposta pratica che si esprime in una lavoro reale, non in un semplice "parlare" di quanto il lavoro sia importante.
Quest'ultima idea evoca un pensiero associativo riguardo al finto lavoro. Molti "finti" maestri si impossesano di questa idea del "super sforzo" e del "donarsi al lavoro" come strumento di dominio sui loro allievi. Intimandoli di non fermarsi nello sforzo e di donarsi completamente al lavoro portano, coloro che sinceramente credono e cercano consiglio, a servire gli scopi del maestro e a soddisfare le sue necessità. Purtroppo questi "maestri" non vogliono l'evoluzione dei loro allievi, e spesso nemmeno se ne rendono conto. E' importante, per ogni persona che abbia la necessità di lavorare su di Sé, di non dimenticarsi che il risultato del lavoro deve essere un miglioramento concreato espresso da una maggiore capacità di vivere consapevolmente il proporio mondo interiore. Nessuna "cieca" forzatura rappresenta il Lavoro, in ogni richiesta di fare un sforzo per il raggiungimento di un fine l'individuo deve essere lasciato libero di scegliere, quando viene forzato anche in maniera indiretta da un ambiente condizionato dal dominio femminile, il risultato del "Lavoro" non sarà mai completamente frutto e proprietà di chi ha fatto lo sforzo, è per questo che organizzazioni squilibrate hanno la tendenza a creare persone identificate con l'organizzazione e la sua appartenenza piuttosto che individui indipendenti e in grado di trasmettere il melgio di loro, solo perché sono individui migliori.
Tornando agli esercizi, è importante sapere a cosa servono e cosa vogliamo sviluppare usandoli, vi sono differenti serie di esercizi che possiamo usare e approfondire: emozionali, istintivi, motori, di percezione di sé e ricordo. Ogni persona deve poi, con il tempo, e grazie alla conoscenza di se diventare più percettiva rigurado alle parti di se che vuole scoprire e su cui desidera lavorare.
Con questo arrivo alla fine; un esercizio per essere reputato un buon esercizio non deve essere semplice e non dobbiamo essere in grado di farlo semplicemente. Se un esercizio che mi sono dato o che mi è stato dato sono in grado di farlo senza problemi, se non genera nessuna dificoltà probabilmente non è quello che mi serve in quel momento, possso forse usarlo come strumento di ricordo, ma perché un esercizio porti dei risultati deve esserci un lavoro di apprendimento, devo imparare a fare degli sforzi che prima non facevo, le difficoltà e l'atteggimento di fronte alla frizione di fare qualcosa che non so fare è esattamente ciò che fa la differenza nel lavoro. Chi ha la necessità di lavorare su di Sé e ha compreso la sua condizione e potenzialità sarà ben lieto, per quanto difficile possa essere, di sforzarsi per raggiungere il fine che si è preposto, ma chi in realtà non ha una reale necessità di crescita inizierà a trovare scuse e respingenti per aggirare lo sforzo degli esercizi. Non c'é nulla di male in questo, è importante sapere cosa vogliamo e su cosa ci inganniamo, ogni individuo segue quello che è, e cambiare richiede qualcosa che non può e non deve essere imposto. Chi veramente desidera qualcosa per sé, chi è un "vero egoista", non si identifica con gli altri in base quello che sono, ma pensa e come crescere e dare il meglio di sé in ogni circostanza.