venerdì 24 ottobre 2008

Considerazione Iinterna e Considerazione Esterna

Una traduzione dai commentari di Nicoll sulla considerazione interna ed esterna.
Buona lettura,
E.

Testo tratto da

“Commentari psicologici agli insegnamenti di Gurdjieff e Ouspensky”
parte I°
Birdlip, 22 febbraio 1943

Tra le molte cose che dobbiamo osservare in noi stessi e su cui lavorare in accordo con questo insegnamento che stiamo studiando, c’è uno stato psicologico chiamato considerazione interna. Si riferisce ad un processo che assorbe molta forza in noi e, come ogni cosa che consuma energia inutilmente, ci tiene addormentati.

La considerazione interna è un ramo dell’identificazione. Come sapete lo studio dell’identificazione in tutti i suoi differenti rami è una delle più importanti forme di lavoro pratico su se stessi. Un uomo che si identifica con ogni cosa non è capace di ricordare se stesso. Per ricordare se stessi è necessario non identificarsi. Ma per imparare a non identificarsi, un uomo deve prima di tutto imparare a non identificarsi con se stesso. Una forma di identificazione è la considerazione interna, di cui ci sono parecchi tipi, ed alcuni di essi sono forme di identificazione con se stessi. Una delle più frequenti forme della considerazione interiore è pensare a cosa gli altri pensano di noi, a come ci trattano, a quale atteggiamento mostrano verso di noi. Un uomo può sentire che non è valutato abbastanza e ciò lo tormenta e lo fa sospettare degli altri, causandogli la perdita di un immenso ammontare di energia e sviluppando in lui un atteggiamento distruttivo ed ostile.

Strettamente connesso con tutto ciò è quella forma di identificazione chiamata “tenere i conti”. Un uomo comincia a pensare che la gente gli deve qualcosa, riservare trattamenti migliori, più ricompense, più riconoscimenti, ed egli ascrive tutto questo in un libro psicologico dei conti, le pagine del quale girano continuamente nella sua mente; un tale uomo comincia talmente ad auto commiserarsi che diventa impossibile parlare con lui senza che si riferisca alla propria sofferenza. Tutti i conti di questo tipo, tutti i sentimenti che voi pensate vi siano dovuti e a cui voi non dovete nulla da parte vostra, hanno una grande conseguenza psicologica nello sviluppo interiore dell’uomo. Un uomo nel lavoro può crescere solo attraverso il perdonare gli altri. A meno che voi non cancelliate i vostri debiti, niente in voi può crescere. E’ detto nel Padre Nostro: “perdona i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori.” Sentire che vi è tutto dovuto, sentire i debiti, ferma ogni cosa. Questo è il significato interno di ciò che dice Cristo riguardo il far pace con il proprio nemico. Egli dice: “Mettiti presto d’accordo col tuo avversario mentre sei con lui per la strada, che egli non ti consegni al giudice e questo alle guardie e sii cacciato in prigione. In verità vi dico che non ne uscirai finché non avrai pagato l’ultimo spicciolo.” (Matteo V 25,26)
CONTINUA

1 commento:

marcello ha detto...

trovo molto interessante questo scritto, ma ho una critica.
Queste parole erano per quelli presenti alle conferenze dell'autore.
Secondo me sarebbe utile che chi ne sà di più dia una descrizione più neutrale della considerazione interna ed esterna, e le loro reciproche relazioni.