mercoledì 6 febbraio 2008

Il Processo di Creazione



Moltiplicazione, organizzazione, diversificazione. La forza VITA (attiva) agisce sulla MATERIA (passiva) riorganizzandola in qualcosa di superiore, e ottenendo una nuova FORMA (neutra) intermedia fra i due.

In questo processo la prima forza è anche la forza attiva che "agisce" sulla forza passiva per riorganizzarla con lo scopo di ottenere una nuova forma (terza forza).

Quando vogliamo costruire qualcosa partiamo da un'idea e iniziamo a cercare o raccogliere i materiali o le risorse di cui abbiamo bisogno. In questo punto l'ottava é discendente; dall'idea alla "realtà" incontriamo gli ostacoli che ridimensionano e rendono possibile la "creazione". Questi ostacoli derivano alle leggi che governano la trasformazione della materia in qualcosa di nuovo. Cercare i mezzi e le sostanze per realizzare un progetto ci porta ad incontrare le regole che dobbiamo rispettare. Così se decido di costruire un mobile devo tenere in considerazione il tipo di legno, i tempi e le scopo; queste sono leggi che"limitano" e "indirizzano" l'iniziale impulso attivo. Una volta che la VITA ha incontrato la MATERIA inizia il lavoro di realizzazione della FORMA. In questo punto l'ottava diventa ascendente, perché il risultato finale sarà una riorganizzazione della materia in modo farle avere un "valore" e "ruolo" superiore a quello di partenza, così un mobile finito avrà un valore ed un utilità superiore a quello del singolo pezzo di legno.

Il processo di Creazione però, analizzato come insieme, rappresenta comunque un’ottava discendente perché il risultato finale sarà comunque "inferiore" all'idea originaria, nel grafico la terza forza come FORMA ha un livello di vibrazioni e di energia inferiore allo stimolo di partenza la VITA. Questo processo ci permette di comprendere perché il risultato dei nostri sforzi è inferiore alle nostre aspettative, o a quello che avevamo "immaginato"; quando facciamo un progetto la prima forza risente della mancanza delle forze contrarie e ciò che pensiamo rappresenta solo un risultato ideale dei nostri sforzi. Possiamo ve ere come la conoscenza del processo di creazione ridimensioni la forza attiva e ci permette di arrivare agli intervalli nel processo di creazione con maggiore consapevolezza e possibilità di colmarli senza deviare in ottave laterali. Per comprendere meglio possiamo fare un esempio di un artigiano che decide di costruire un mobile e di un ragazzo che vuole costruire una libreria per la sua casa. Il ragazzo inizia il progetto partendo dalla sua idea limitata di come si costruisce una libreria pensando solo al risultato finale senza soffermarsi molto sui diversi aspetti della sua costruzione, questo per lui è uno stimolo sufficiente per la prima spinta: l’immaginazione. Va in una falegnameria e non sa che legno comprare, non avendo molti soldi ne compra uno a basso costo, compra gli attrezzi di base, martello, chiodi, vernice e pennelli ed inizia la costruzione. Molto probabilmente incontrerà moltissime difficoltà, ma se avrà la fortuna di non deviare l'ottava il risultato finale sarà di una pessima qualità ma probabilmente svolgerà la funzione di sostenere i libri.
L'artigiano da parte sua è già passato per l'esperienza dell'"inesperienza " e questo gli permetterà di organizzare differentemente il suo lavoro e ciò nonostante dovrà fare i anche lui conti con il materiale. L'artigiano sa come lavorare il legno e conosce i differenti procedimenti da seguire, ma non sa con che legno avrà a che fare o che tipo di difficoltà incontrerà nella lavorazione, questo genererà la differenza tra "l'idea" del mobile e la sua concreata realizzazione finale ma grazie alla sua conoscenza il risultato del falegname sarà superiore a quello del ragazzo e la possibilità di deviazione dell’ottava molto minore.

Questi esempi mettono in luce due aspetti del processo di creazione: il primo è che,
la forza contraria rappresenta la variabile del processo, quanto più la prendiamo in considerazione tanto meno il nostro risultato sarà influenzato da essa, anche se è impossibile eliminarla del tutto. Il secondo punto è che il processo di creazione è collegato ai successivi processi genera una catena. Questo si vede dall’esperienza dell’artigiano e anche nel ragazzo. Attraverso la realizzazione della sua “prima” libreria ha imparato qualcosa ha maggiore esperienza e potrà usarla in futuro in altri processi. Questa esperienza rappresenta una maggiore consapevolezza delle forze contrarie, anche se meccanica. Nella pratica questo può essere esemplificato dal fatto che il ragazzo avrà imparato che un tipo di legno è meglio di un altro, che se vuole fare un ripiano deve usare gli strumenti giusti e così via, se si troverà a costruire un'altra libreria la prima forza sarà differente perché avrà maggiore considerazione delle forze contrarie.

Riassumendo questa idea, la terza forza di un processo creativo rientra nel processo successivo come prima o seconda forza.
Così per il ragazzo la terza forza rientra nel processo come seconda, cioè l’esperienza detta le “leggi” allo stimolo (prima forza) per un altro processo. La libreria può rientrare nel processo come seconda forza nel momento in cui deve essere trasportata per essere messa in casa.
Un esempio di terza forza del processo creativo che diventa prima forza è il Raggio di Creazione dove i livelli di creazione successivi sono la prima forza del nuovo processo, ed aumentano il numero di leggi ad ogni passaggio. In questo si può vedere come il processo creativo è un ottava discendente perché il risultato finale ha un livello di vibrazioni, leggi, superiore allo stimolo iniziale.

La forza contraria introdurrà sempre un elemento di “rallentamento” delle vibrazioni provenienti dalla forza attiva, perché gli ostacoli che si possono incontrare non possono essere previsti completamente, il processo può solo avvenire nella “realtà”, quando avviene nella mente è solo immaginazione.

Una maggiore comprensione dell’idea che il processo di creazione è un ottava discendente la si può vedere nel fatto che ogni cosa che viene creata porta con se un numero maggiore di leggi come nell’esempio del Raggio di Creazione. Ad esempio la nostra libreria avrà bisogno di una certa manutenzione, dovremo spostarla e preoccuparci di buttarla via se non la vogliamo più, questo implica che abbiamo delle nuove ottave che si accompagnano al risultato del processo. Il livello di vibrazioni superiori rispetto alla seconda forza rappresentata dal legno grezzo porterà con se maggiori necessità di cura per il suo mantenimento.

Nel processo di creazione qualcosa di nuovo che prima non esisteva viene creato, se qualcosa che esiste già viene migliorato allora si ha un processo di digestione o raffinamento.

sabato 2 febbraio 2008

La Legge del Tre - Introduzione

Ogni cosa che accade, sia nel mondo che nell'attività umana, sia esterna che interna, è sempre la manifestazione di tre forze:

  • Attiva - Prima
  • Passiva - Seconda
  • Neutralizzante - Terza
Per comprendere la manifestazione della Legge del Tre, dobbiamo distinguere le tre forze in base alla loro natura e manifestazione, o successione delle forze in un evento che nel sistema prende il nome di processo.

La natura delle forze va studiata in relazione alla loro "composizione". Ogni forza è presa in considerazione rispetto alle altre con cui entra in connessione per la "realizzazione" di un evento o processo: la forza attiva è quella che ha il livello di energia e di vibrazioni più alto in relazione alle altre due forze. La forza neutralizzante ha un livello di energia e di vibrazioni intermedio, e la forza passiva è quella che ha il livello di energia e di vibrazioni più basso, Rodney Collin nella "Teoria delle influenze Celesti" le chiama VITA, FORMA e MATERIA, (pag 177 e ss.)
Ogni cosa può essere mediatrice di una forza o di un'altra, ciò che in un dato momento è mediatrice di una forza attiva il momento successivo può diventare mediatrice della forza passiva o neutralizzante. L'acqua di un fiume può essere forza attiva nel processo di erosione o forza passiva in relazione alla gravità.

Possiamo quindi dividere la natura delle forze in:
Attiva . VITA . maggiore energia . maggiori vibrazioni
Neutralizzante . FORMA . energia media . vibrazioni medie
Passiva . MATERIA . energia minore . vibrazioni minori

Secondo le loro manifestazioni, le forze si dividono in prima, seconda e terza. La prima forza è ciò che promuove l'azione, la seconda forza è ciò che oppone resistenza o subisce l'azione della prima forza e la terza forza è il fine, lo scopo o il risultato del processo.
E' importante notare che non consideriamo terza forza, nonostante essa determini il risultato della triade, e, come il catalizzatore in chimica rimane invariato dallo svolgersi della reazione, così anche la terza forza non viene mutata dal processo. Un esempio di terza forza sono i cardini della porta che determinano in che direzione la porta (seconda forza) ruota quando subisce l’azione della nostra spinta (prima forza), essi (terza forza) sono sempre stati lì, non li notiamo se non facendo uno sforzo di attenzione, e la loro presenza determina il risultato dell'azione. Questo spiega la difficoltà del processo del risveglio, non siamo consapevoli delle terze forze e non riusciamo ad introdurre quelle giuste nel nostro lavoro.

A questo punto è importante comprendere che in un processo il luogo della prima
forza può essere occupato sia dalla forza attiva che da quella passiva o da quella
neutralizzante, questa differenza nella qualità delle forze agisce nella triade ed è ciò che determina il tipo di processo. Senza l'azione delle tre forze nulla accade, la forza attiva e quella passiva da sole rimangono in uno stato di costante spinta e resistenza.

In base alla loro natura e alla loro manifestazione le tre forze i possono essere rappresentate nel modo seguente:



In ogni combinazione l’ordine di azione delle forze è differente ed in base ad esso si hanno differenti processi:
Creazione 1-2-3
Eliminazione 1-3-2
Crimine 3-1-2
Digestione 2-1-3
Guarigione 2-3-1
Rigenerazione 3-2-1

Dobbiamo sempre essere attenti e, attraverso l'uso del principio di scala e relatività, analizzare ogni evento indipendentemente. Solitamente non possiamo vedere l'azione delle tre forze nel momento in cui si manifestano, ma studiandole una volta che il processo è avvenuto possiamo iniziare vedere come si è manifestato e lavorare per comprendere la triade che lo ha generato.

Questo lavoro può avvenire solo in una condizione di “presenza”, attraverso il controllo delle parti meccaniche dei centri ed in particolare della mente formatoria.

Nel sistema, al fine di studiare le manifestazioni delle tre forze, quando agiscono attraverso questa assume nomi differenti:

Carbonio - quando è attraversata dalla forza attiva
Ossigeno - quando è attraversata dalla forza passiva
Azoto - quando è attraversata dalla forza neutralizzante
Idrogeno - quando non è attraversata da nessuna forza, quando cioè la materia è
analizzata non in relazione a una forza.

I nomi usati per identificare le materie non sono relazionati alla loro composizione chimica, sono usati per indicare una particolare di "condizione" della materia che viene osservata.
Questa è una delle espressioni del principio di relatività attraverso cui possiamo comprendere che non esiste un solo tipo di materia, ma ne esistono quattro, avremo quindi non solamente il ferro come materia, ma quattro tipi di ferro, il ferro mediatore di forze attive, di forze passive, neutralizzanti, e il ferro preso solo come idrogeno, come materia atomica, quella che possiamo leggere sulla tavola periodica degli elementi.
Ad esempio il ferro usato per compiere un lavoro è attivo in relazione alla materia su cui agisce, o il ferro che è lavorato, è passivo in relazione al fabbro che lo modella, o il ferro come idea di forza, è la terza forza per compiere degli sforzi.

Possiamo riassumere i principi della legge del tre che agiscono attraverso la materia dal punto di vista simbolico come :
Padre (Carbonio)
Madre (Ossigeno)
Figlio (Azoto)
Famiglia (Idrogeno)

Le tre forze entrano in tutte le scale della creazione, e attraverso lo studio della Legge del Tre ci rendiamo conto che ogni cosa accade in base a certe leggi, e che non possiamo comprendere fino a che non conosciamo queste leggi.
Ogni triade genera un evento, ed esso deve essere ricollegato al processo che lo rappresenta. Una successione di eventi procede in base ad una legge differente, la Legge del Sette.

venerdì 25 gennaio 2008

Le Funzioni

Il soggetto delle quattro funzioni (o quattro centri inferiori) dell'uomo genera spesso dubbi riguardo alla loro "catalogazione". L'osservazione delle funzioni è un passo importante e fondamentale nella conoscenza si sé. E' attraverso lo studio delle funzioni e delle loro manifestazioni che iniziamo a riconoscere noi stessi, a vedere quelle che sono le manifestazioni "errate" e "giuste" delle funzioni, quello che ci portiamo dentro, la nostra educazione e la nostra programmazione.
Per aiutare nel lavoro sulle funzioni pubblico una descrizione di quelle che sono le principali manifestazioni dei differenti centri con una descrizione del "centro artificiale" responsabile delle emozioni negative.
Spero che questo possa aiutare chi desidera conoscere di più su se stesso come terza forza per l'auto osservazione.
Un punto importante dell'osservazione è comprendere che non siamo in grado di osservarci per periodi lunghi, che dimentichiamo di ricordarci di noi stessi, questo è il potenziale che, se usato in maniera creativa, ci permetterà di generare la necessaria terza forza per intraprendere un lavoro più profondo e disciplinato.
L'osservazione è ciò che permette all'uomo di conoscersi e crescere.

LE FUNZIONI

EMOZIONALE

  1. Altruismo verso confronti le persone che ci circondano (altruismo sincero).
  2. Compassione per le persone che ci circondano.
  3. Rimorso positivo e reale.
  4. Il centro intellettuale entra in risonanza con le musiche che sente, la musica può essere il linguaggio del centro emozionale e lo guida in differenti condizioni.
  5. Ansia
  6. Paura
  7. Incertezza
  8. Indifferenza emozionale quando si prova una sensazione di svuotamento emozionale
  9. Eccitazione emozionale
  10. Condivisione gioiosa ad esempio quando ci troviamo in un luogo naturale

INTELLETTUALE

  1. Ragionamento.
  2. Comparazione, di due o più processi mentali al fine di trovare la soluzione.
  3. Formazione delle parole. La loro espressione e parte del centro motorio.
  4. Memoria intellettuale, di ciò che sappiamo a livello di nozioni conoscitive, come la storia, la letteratura, la storia, la filosofia.
  5. Comprensione di un libro.
  6. Scrivere una lettere, la creazione del testo, la scrittura è azione del centro motorio.

MOTORIO

  1. Aprire un mobile
  2. scrivere a mano o al computer
  3. camminare
  4. correre
  5. montare un mobile
  6. comprensione della meccanica delle cose.
  7. ingegneria comprensione delle meccaniche
  8. architettura comprensione delle strutture
  9. guidare il motorino o la macchina
  10. leggere

ISTINTIVO

  1. appetito
  2. crescita dei capelli delle unghie
  3. mantenimento della condizione fisica (funzioni interne di regolazione)
  4. la frizione di quando ci viene tagliata la strada quando guidiamo
  5. il sentirsi inappropriati
  6. il sentirsi giudicati
  7. ogni stato di disagio fisico
  8. la maggior parte delle emozioni negative è generata su stimolo del centro istintivo, ad esempio la paura è spesso legata ad una nostra proiezione in una condizione irreale di scontro o giudizio nei confronti del mondo che ci circonda, la paura di sostenere un esame è istintiva è una deviazione dell’istinto di sopravvivenza.
  9. guarigione da una malattia
  10. protezione del figlio

Il CENTRO che gestisce le EMOZIONI NEGATIVE è un centro artificiale, nato da una errata educazione si attiva quando riceve uno stimolo esterno che genera una difficoltà, un esame, una scoperta di qualcosa che dobbiamo sistemare, qualcuno che ci contrasta; la mala educazione a cui siamo stati soggetti fa si che l’energia che naturalmente si sviluppa da qualunque processo naturale di frizione, invece di andare nella direzione della risoluzione del problema come ottava ascendente, viene rilasciata, dispersa, in espressioni di emozioni negative, in delle ottava discendenti tipiche del processo di crimine:

  1. Giudizio negativo
  2. lamentarsi
  3. paura senza senso, paure nutrite intenzionalmente come quelle che siamo sicuri che non vogliamo affrontare o “non possiamo”
  4. ansie incomprese e nutrite intenzionalmente
  5. giustificare la propria negatività
  6. cercare le regioni per cui gli altri fanno qualcosa di sbagliato
  7. essere sulla difensiva, prevenuti di fronte alle espressioni di un’altra persona. In questo caso il problema e la non disponibilità a comprendere le espressioni di un’altra persona, spesso perché non conosciamo abbastanza noi stessi.
  8. Intransigenza
  9. differenti tipi di fobie, ad esempio xenofobie
  10. assenza di pazienza.





venerdì 28 dicembre 2007

Il Pensiero

Costretto ad affrontare di scorcio una questione che negli ultimi tempi è diventata per me quasi un’idea fissa, cioè il processo del pensare umano, ritengo possibile, senza aspettare il capitolo a ciò destinato, darvi subito un’informazione di cui sono venuto a conoscenza per caso. Secondo quest’informazione, sulla terra nell’antichità c’era una regola per cui un uomo abbastanza orgoglioso da volersi conquistare il diritto di essere considerato dagli altri, e di considerare se stesso, un “pensatore cosciente”, sin dai primi anni della sua vita responsabile doveva essere informato del fatto che il modo di pensare degli uomini si può svolgere in due modi: uno, il pensare mentale, si esprime in parole che hanno sempre un senso relativo; l’altro, proprio sia all’uomo sia a tutti gli animali, lo chiamerei “pensare per forme”.
Il “pensare per forme”, che serve a percepire il senso esatto di qualsiasi scritto e ad assimilarlo dopo averlo coscientemente confrontato con le informazioni acquisite in precedenza, si costituisce nell’uomo sotto l’influenza delle condizioni geografiche, del luogo di residenza, del clima, dell’epoca, e in generale dell’ambiente in cui ognuno si è trovato da quando è venuto al mondo fino alla maturità.
Conseguentemente nel cervello degli uomini, secondo la razza e la condizione d’esistenza e la regione in cui vivono, si costituisce, per quanto riguarda uno stesso oggetto o una stessa idea, una forma particolare e del tutto indipendente che provoca nell’essere, durante lo svolgersi delle associazioni, una sensazione ben definita, da cui viene attivata un'immagine soggettiva precisa; e quest’immagine si esprime con una parola che serve unicamente da supporto esteriore soggettivo.
Perciò una parola riferita ad una cosa o a un’idea specifica acquista un “contenuto interiore“ ben determinato, e del tutto diverso per uomini di paesi o di razze diversi.
In altri termini, quando nella “presenza” di un uomo venuto al mondo in una determinata regione si fissa una certa “forma” come risultato di influenze e impressioni specifiche locali, questa “forma” suscita in lui per associazione la sensazione di un “contenuto interiore” determinato, e quindi un’immagine o una concezione determinata che egli esprime con una parola divenuta abituale e, come ho già detto, soggettiva; ma chi lo ascolta – e nel cui essere, per le diverse condizioni di nascita e di educazione, si è costituita riguardo a questa parola una forma di contenuto interiore diverso – le darà sempre un senso del tutto diverso.
Del resto, si può verificare tutto ciò osservando con imparzialità uno scambio di opinioni fra persone di diverse razze, cresciute sin dalla prima infanzia in paesi diversi.
I Racconti di Belzebù a suo nipote pag. 23/24

venerdì 21 dicembre 2007

Seconda sezione commentatio I racconti di Belzebu

Per il prossimo giovedì ovvero il 27 Dicembre le pagine per il progetto di commento a Belzebù sono dalla 26 alla 40.



Buona lettura.

E.

lunedì 17 dicembre 2007

Progetto Commentario I Racconti di Belzebù Cap 1

Questo è il primo capitolo dei Racconti di Belzebù dal sito:

http://www.scribd.com/doc/916884/Gurdjieff-Cap-I-Belzebu-ITA

Per chi volesse leggerlo per postare i propri commenti.

Grazie e buon lavoro.
E.

mercoledì 12 dicembre 2007

Da GS si apre un nuovo progetto e proposta quella di commentare "I racconti di Belzebù a suo nipote".. Chiunque voglia proporre estratti da Belzebù o aggiungere le proprie comprensioni è il benvenuto.

GS ci scrive:
I racconti di Belzebù a suo nipote.
Intanto il titolo da solo è un capolavoro di persuasione o comunicazione, esso fa presupporre che un essere ritenuto malvagio e dannoso per gli uomini, almeno al nipote cioè il figlio di suo figlio, racconti la verità su come stanno le cose, anche se il titolo in sè non si assume questa responsabiltà, ci dice solo che sono racconti, non necessariamente la verità.

La voce degl'altri

Grazie a GS per aver intervistato degli amici su Gurdjieff, quello che segue sono le loro risposte.

F: Gurdjieff è il più grande figlio di puttana mai esistito sul pianeta, bastardo! Il beneficio che ne ho ricavato è come quando si va dal chiropratico, prima si riceve uno choc, dopo, a distanza di tempo, si sente il beneficio. Il suo merito più grande è un nuovo linguaggio. Attraverso il linguaggio "matematico" scioglie la meccanicità mentale verso la ricezione e la percezione della tua vita quotidiana.
La comunicazione attraverso il linguaggio non serve per farsi capire ma per capire.
Mi ha insegnato che tutti dobbiamo morire, però mi ha anche insegnato come bisogna morire e anche perché.
Gurdjieff tra tutti gli altri maestri ti aiuta più ad acquisire uno stato di quiete paradossalmente attraverso una continua lotta tra il sì e il no.
M: Gurdjieff mi ha insegnato la capacità di osservarsi, le emozioni negative nascono in noi e non ce le danno gli altri. (ndr, non mi ricordo più il senso della frase che segue, penso sia riferita alle emozioni, la riporto come l'ho scritta) Manifestarsi pensando che fossero reali anche per gli altri. Lamentarsi di meno, la lamentela è meccanica. Mi ha insegnato a fare le cose con più diligenza.
G: Gurdjieff mi ha permesso di scoprire che c'è una parte di me che è un osservatore imparziale anche se poco durevole. Anche che certe cose nella mia vita andavano e vanno in un certo modo perché "dormo". Io chi sono? L'osservatore o le parti di me che osservano se stesse e il mondo esterno? Da un po' di tempo ho una strana sensazione per la vita simile al menefreghismo ma penso che sia una "Strana fiducia" simile al distacco.
Ora, caro lettore, rispondi a questa domanda: se tu fossi dentro Matrix, in che modo vorresti venirne a conoscenza?

Se avete vostre osservazioni siete i benvenuti, sia positive che negative..
Buon Lavoro..
E.

lunedì 29 ottobre 2007

29 Ottobre la memoria del Maestro

Partldogdoveri esserici


Il primo dovere: avere nel proprio essere-esistenza tutto quanto soddisfi e sia veramente necessario per il proprio corpo planetario.

Il secondo dovere: avere un bisogno istintivo, costante ed inflessibile, per l’auto-perfezione nel senso dell’essere.

Il terzo: lo sforzo cosciente di conoscere sempre di più sulle leggi della creazione del Mondo e del mantenimento del Mondo.

Il quarto: lo sforzo, dall’inizio della propria esistenza, di pagare al più presto il debito del proprio nascere e della propria individualità, in modo di essere liberi di alleviare il più possibile il Dolore del nostro Padre Comune.

Ed il quinto: lo sforzo di prestare sempre assistenza al perfezionamento più rapido possibile di altri esseri, sia quelli simili sia a quelli di altre forme, fino al grado del sacro ‘Martfotai,’ ovvero fino al grado dell’auto-individualità.

domenica 28 ottobre 2007

La legge del Sette (dell'ottava)

Differenti livelli di sviluppo seguono la Legge del Sette, cioè la legge che governa la progressione di tutti i "processi".

La comprensione della Legge del Sette ci permette di "scegliere" lo sforzo più adatto al momento e quindi al punto dell'ottava in cui ci troviamo.
Ogni attività è un ottava ascendente o discendente, riconoscendo le differenti fasi e svolgimento di queste ottave possiamo iniziare ad osservare i momenti in cui l'impeto iniziale che ha dato origine ad un determinato processo inizia a perdere il suo "slancio" ed entra in quello che nel sistema viene chiamato intervallo, un momento cioè in cui è necessario un aiuto per poter proseguire quello che stiamo facendo, per poter in questo modo, "colmare o superare" la difficoltà che potrebbero deviare il corso delle nostre azioni.

Un ottava ascendente è un ottava in cui il risultato del processo è qualcosa con un livello di vibrazioni superiore alla sua origine. Per semplificare il concetto possiamo dire che è qualcosa di migliore rispetto all'inizio del processo, può essere di migliore qualità o che dona maggiore libertà, ad esempio un bicchiere è il risultato di un processo di trasformazione del silicio in vetro, e il prodotto finale è di maggior utilità della semplice polvere da cui si è partiti. Un ottava ascendente richiede energia e, a mano a mano che l'ottava procede l'energia e l'attenzione che richiede sono sempre maggiori. Un miglioramento della qualità della propria vita è il risultato di varie ottave ascendenti.

Le ottave discendenti hanno come risultato qualcosa ad un livello di vibrazioni inferiore rispetto alla sua origine, e non ha bisogno di un grande dispendio di energie, così ad esempio rompere un bicchiere è semplice, ma un bicchiere rotto non ha più la funzione di prima, ed ha un "valore" inferiore alla sua origine. Dopo un ottava discendente ci troviamo sotto un maggior numero di leggi, così il bicchiere rotto ci costringerà a pulire o a rimanere con pericolosi vetri in giro con il rischio di farci male. Questo è un esempio del processo di crimine. Un ottava discendente ha bisogno di uno stimolo iniziale ma poi può procedere senza aggiunte di nuova energia perché la prende da ciò che consuma.

Le ottave ascendenti sono direttamente collegate a quelle discendenti, l'energia che viene impiegata in un ottava ascendente spesso è il risultato di ottave discendenti che avvengono in relazione al processo ascendente. Il vetro che serve per fare il bicchiere ha bisogno del fuoco per fondere, e il materiale che viene bruciato per produrre il fuoco rappresenta l'ottava discendente che cede l’energia necessaria alla realizzazione del processo creativo. Alla fine della lavorazione resteranno solo scorie del materiale consumato, di livello energetico e funzionale inferiore al materiale iniziale.

L'enneagramma è un simbolo che mostra come si svolge l'ottava e le relazioni interdipendenti che intercorrono nei diversi momenti del processo.

L'ottava si compone di tre momenti che corrispondono alle tre facce del triangolo. Anche i punti del triangolo hanno un significato.

L'ottava è distribuita lungo punti ben precisi della circonferenza e questi indicano la progressione nel tempo delle differenti fasi dell'ottava.

Nelle ottave ascendenti i tre angoli del triangolo segnano il punto in cui un'influenza esterna è richiesta, il vertice è il DO, lo stimolo iniziale, nell'intervallo MI-FA si trova un intervallo che deve essere colmato per permettere all'ottava di proseguire e non deviare e tra SOL-LA si trova il punto in cui in prossimità della fine dell'ottava dobbiamo iniziare a concentrare l'energia e l'attenzione (dobbiamo comprendere come avvicinarci alla fine dell'ottava in base all'esperienza maturata fino a questo momento e in previsione della fine) per giungere al momento più difficile dell'ottava che è l'intervallo SI-DO.

L'ottava si svolge nel tempo, ma le sue connessioni interne, evidenziate dall'enneagramma nelle sue linee interne si muovono "avanti e indietro" nel tempo collegando differenti fasi dell'ottava in modi specifici. La direzione delle forze all'interno dell'enneagramma è importante perché indica la direzione dell'energia nei differenti momenti temporali dell'ottava.

Questa è una prima introduzione alla legge del sette e all'enneagramma, spero di poter postare altro materiale quanto prima.
Buon lavoro.
E.

venerdì 28 settembre 2007

Il cibo di cui ci nutriamo

Nel sistema l'idea delle impressioni è molto importante.
Le impressioni sono un tipo di cibo di cui ci nutriamo quotidianamente, non potremmo vivere più di tre secondi senza impressioni e anche quando non ne siamo consapevoli le assorbiamo ogni momento della nostra vita. E' importante comprendere che abbiamo una responsabilità in relazione alle impressioni; è come scegliere di mangiare un particolare cibo, se non è buono ci avveleniamo. Ma per quanto questo è semplice da comprendere in relazione al cibo, quando lo riferiamo alle impressioni è più difficile. Il mondo contemporaneo rigurgita informazioni tendenziose, esalta il qualunquismo e ci riempie di immagini irreali e menzognere che vanno a creare le nostre proiezioni, immaginazioni e speranze.
Quando pensiamo a qualcosa abbiamo sempre la tendenza a una forma proiettiva, associando il nostro desiderio con immagini e pensieri, frutto delle impressioni che abbiamo ricevuto.
Ad esempio ho potuto osservare come mentre stavo per raggiungere un attraversamento pedonale dove una macchina era parcheggiata, pensavo che sarebbe stato meglio passare dietro alla macchina così sarebbe potuta partire senza che la bloccassi al mio passaggio.. ma prima di arrivare alle strisce la macchina e partita, questo mi ha fatto pensare a come è vano il continuo proiettarsi in un futuro che non esiste e come la mia proiezione fosse totalmente collegata a quello che penso essere gusto o sbagliato.
Un giorno alle terme ho osservato il disagio nel non essere fisicamente come vorrei e mi sono domandato da dove giungeva questo attacco di considerazione interna, dall'immagine stampata nella mia mente di come dovrei essere. Non serve dilungarsi troppo sui limiti della società de delle psicosi dell'immagine alle quali siamo soggetti, esse sono il frutto di impressioni ricevute inconsapevolmente.
Il risultato del lavoro è la consapevolezza delle nostre realtà nei loro propri termini. Un lavoro costante di osservazione delle nostre proiezioni e dello sforzo di riconoscerle come immagini inculcate meccanicamente può aiutarci a generare la necessaria terza forza per scansare il pensiero associativo automatico ed usare il momento per tornare alla nostra realtà, nei suoi propri termini. E' importante domandarsi quando siamo davanti alla televisione o decidiamo di leggere qualcosa o di andare in certi posti che impressioni stiamo ricevendo, cosa queste mettono in moto e come ci nutrono.
Il lavoro su di Sé parte dall'assunzione di responsabilità del proprio mondo interiore ed esteriore e le impressioni sono il nostro cibo più importante.
Buon Lavoro.
E.

martedì 25 settembre 2007

Il Ricordo di Se - da Ouspensky

Da la Quarta Via pa. 143
D: Il proprio lavoro è più accurato se si ricorda se stessi e il lavoro che si sta facendo ?
R: Si, quando siete desti potete fare qualsiasi cosa meglio, ma per arrivare a ciò occorre molto tempo. Quando vi siete abituati a ricordare voi stessi non sarete capaci di comprendere come mai abbiate potuto lavorare prima. Ma da principio è difficile lavorare e contemporaneamente ricordare se stessi. Tuttavia sforzi in questa direzione danno risultati interessantissimi: non c'è alcun dubbio. Tutta l'esperienza di ogni tempo mostra che questi sforzi vengono sempre ricompensati. Per giunta, se fate questi sforzi, comprendete che determinate cose uno le può fare soltanto nel sonno e non quando è sveglio, perché alcune cose possono essere soltanto meccaniche. Supponete per esempio che dimenticate o perdete delle cose: non potete perderle di proposito, le potete perdere soltanto meccanicamente.
D: Mentre stavo suonando il piano, allorché ho pensato "io sono qui", non sapevo cosa stessi facendo.
R: Perché questo non è essere consapevole; è pensare al ricordare se stesso. Allora ciò interferisce con quello che state facendo; esattamente come quando state scrivendo e all'improvviso pensate: "Come si compita questa parola?" e non potete ricordarlo. Questo è il caso di una funzione che interferisce con un'altra. Il vero ricordare se stessi non sta nei centri, ma sopra i centri. Esso non può interferire col lavoro dei centri; soltanto che uno vedrà di più, vedrà i propri errori.
Dobbiamo renderci conto che la capacità di ricordare noi stessi è un nostro diritto. Noi non l'abbiamo, ma possiamo averla; abbiamo tutti gli organi necessari per essa, per così dire, ma non siamo allenati, non siamo abituati ad usarli. E' necessario creare una determinata energia particolare o punto, usando questa parola in senso ordinario, e questo può essere creato soltanto in un momento di seria tensione emotiva. Ogni cosa prima di di questa è soltanto preparazione del metodo. Ma se vi trovate in un momento di forte tensione emotiva, e allora cercate di ricordare voi stessi, essa rimarrà dopo che la tensione è passata e allora sarete capaci di ricordare voi stessi. Solamente quindi con emozione intensissima è possibile creare questo fondamento del ricordare se stessi. Ma non può essere fatto se non vi preparate in anticipo. Possono arrivare momenti, ma non otterrete nulla da essi. Questi momenti emotivi giungono di tanto in tanto, ma noi non li usiamo perché non sappiamo come usarli. Se provate con sufficiente energia a ricordare voi stessi durante un momento di intensa emozione, e se la tensione emotiva è sufficientemente forte, essa lascerà una certa traccia e ciò vi aiuterà a ricordare voi stessi in futuro.

sabato 22 settembre 2007

Gli Atteggiamenti

Nel precedente post Ouspensky analizza l'idea del cambiamento dei punti di vista. Quando cambiamo i nostri punti di vista cambiamo il modo in cui reagiamo a ciò che ci accade ed inneschiamo la possibilità che, per stimoli uguali si producano risposte differenti.
La "creazione" o forse meglio costruzione di atteggiamenti nuovi, trasforma un diverso punto di vista in un'azione pratica, ed in una possibilità di essere più consapevoli ci ciò che ci accade.
Ma questo praticamente cosa significa? è facile perdersi nei cavilli intellettuali che ci portano a perderci in mille rivoli di immaginazione. La base all'idea del cambiamento di atteggiamento è che gli atteggiamenti sono delle disposizioni automatiche che abbiamo nei confronti di quello che ci accade, così di fronte nella situazione in cui in macchina qualcuno mi taglia la strada immediatamente reagiamo come siamo abituati, evocando gli stessi atteggiamenti e manifestazioni di sempre, quando qualcuno ci disturba o quando siamo lodati, ognuna di queste espressioni è codificata in maniera automatica e interpretata in maniera altrettanto automatica al ricevimento dello stimolo.
La base da cui partire per cambiare i propri atteggiamenti è: perché dovremmo cambiarli?. L'idea del lavoro su di se è quella di divenire consapevoli di noi stessi in maniera da essere gli artefici delle nostre azioni piuttosto che i burattini delle "istruzioni" che abbiamo assimilato in maniera automatica durante il periodo formatorio della nostra infanzia.
Per fare si che un comportamento automatico ci si riveli dobbiamo contrastarlo in maniera intenzionale, in questo modo possiamo iniziare a vederlo attraverso la nostra opposizione ad esso, vediamo dove ci spinge e le ragioni che lo alimentano.
Il lavoro sugli atteggiamenti non implica solo un lavoro di cambiamento delle risposte, ma un profondo lavoro sulla comprensione, infatti se modifichiamo semplicemente le nostre manifestazioni ma senza comprendere quello che facciamo e perché lo facciamo, rischiamo quello di cui Ouspensky parla quando ammonisce dal pericolo di eliminare i respingenti senza porre la volontà al loro posto. Così nella società attuale siamo circondati da circoli buonisti che parlano di amore e solidarietà e che non capiscono il senso profondo di giungere ad un reale altruismo, scimmiottano degli "stupidi santi" che se creduti arrecano più danni di chi chiuso nel suo egoismo non condiziona intenzionalmente la vita di chi gli sta intorno.
Quindi quando lavoriamo sull'osservazione e cambiamento di un atteggiamento dobbiamo comprendere quanto più chiaramente possibile quello che stiamo facendo, ed investigare, chiedere ed osservare in maniera tale da crescere con le nostre scoperte ed avere ad un certo punto la forza e la comprensione che possono alimentare il passo successivo; questa forza e comprensione apparterranno a noi indissolubilmente perché frutto della nostra esperienza reale. In questo il tempo è un fattore determinante, il cambiamento richiede tempo, per l'osservazione, per la formulazione e per la sperimentazione. La base del lavoro sugli atteggiamenti è ricordarsi di chiedersi e seguire la domanda: Come mi sto manifestando in questa situazione? o per non farla così aulica, Cosa sto facendo? e far seguire a questa domanda l'osservazione, l'attenzione divisa tra la nostra espressione e Noi stessi. Questa è la base del ricordo di Sé questo e il lavoro nel suo embrione sviluppo e maturazione.
Il motore di tutto questo è e deve essere il centro emozionale, attraverso un lavoro di osservazione però noterete che, nella condizione ordinaria dell'uomo, il motore che è prima forza al centro emozionale è prevalentemente il centro istintivo, che è quello in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo e che, quando viene irritato, usa il centro emozionale per eliminare la frizione che viene generata dalla sua falsa condizione di squilibrio.
Se colleghiamo all'osservazione e all'espressione di manifestazioni differenti del centro emozionale attraverso la gioia e il piacere di essere qualcosa di nuovo e di diverso, e quindi entrare finalmente nel reame delle potenzialità nascoste dell'uomo, allora avremo iniziato ad usarlo in maniera corretta facendogli fare il lavoro che gli compete.
Un altro punto molto importante che credo ribadirò innumerevoli volte nei miei scritti è che il lavoro non serve per guadagnare poteri particolari, come la lettura del pensiero o la telecinesi, il lavoro serve per renderci Uomini, per farci passare da un livello di vita automatico e irreale (basta guardare i modelli e gli ideali che ci vengono comunicati) ad un livello di esistenza consapevole. Questo praticamente vuol dire che se siete padri o madri diventerete veri padri o madri e inizierete ad osservare i vostri figli e a comprenderli attraverso la comprensione di voi stessi, e a non educarli secondo i principi della mente formatoria ma secondo il buon senso e la comprensione. Se siete lavoratori scoprirete il mondo in cui vivete, e lo potrete arricchire o lasciare senza che le paure e le insicurezze siano il vostro giudice. La consapevolezza è l'arte del vivere e la scienza dello scoprire.
Spero che tutto questo vi sia utile.
Buon Lavoro.
E.
Dalla Quarta Via pag. 171
Giusta comprensione richiede giusto atteggiamento. Dobbiamo comprendere di non aver controllo, di essere macchine, che ogni cosa accade. Ma il semplice parlare di ciò, non cambia questi fatti. Cessare di essere meccanici richiede qualcos'altro e, prima di tutto, richiede un cambio di atteggiamento. Una cosa su cui abbiamo un certo controllo sono i nostri atteggiamenti: atteggiamenti verso la conoscenza, verso il sistema, verso il lavoro, verso lo studio di se, verso gli amici e così di seguito. Dobbiamo comprendere che non possiamo 'fare', ma possiamo cambiare i nostri atteggiamenti.
Gli atteggiamenti possono essere assai diversi. Per il momento ne prenderemo soltanto due: positivo e negativo, non nel senso di emozioni positive o negative, ma riferendoci alle parti positive e negative del centro intellettuale; la parte che dice sì e la parte che dice no, cioè approvazione e disapprovazione. Questi sono i due atteggiamenti principali. E' importantissimo riflettere sugli atteggiamenti perché spessissimo assumiamo un atteggiamento negativo verso cose che possiamo comprendere solamente con un atteggiamento positivo. Può accadere, per esempio, che la gente assuma un atteggiamento negativo verso qualche cosa connessa con il lavoro. Allora la loro comprensione cessa ed essi non possono comprendere nulla finché non cambiano il loro atteggiamento. Dobbiamo avere atteggiamenti positivi in alcuni casi e atteggiamenti negativi in altri, perché spesso la mancanza di comprensione è causata da un atteggiamento sbagliato. Esistono parecchie cose nella vita che non potete comprendere a meno che non abbiate un atteggiamento negativo sufficientemente buono verso di esse, perché se le osservate positivamente non comprenderete mai nulla. Se un uomo studia la vita, egli deve arrivare a conclusioni negative, perché nella vita ci sono troppe cose sbagliate. Cercare di creare soltanto atteggiamenti positivi è altrettanto sbagliato che avere soltanto atteggiamenti negativi. Tuttavia alcune persone possono avere un atteggiamento negativo verso ogni e qualsiasi cosa, mentre altre cercano di coltivare un atteggiamento positivo verso cose che richiedono un atteggiamento negativo. D'altra parte, come ho detto, nel momento in cui avete un atteggiamento negativo verso cose che si riferiscono al lavoro, alle idee, ai metodi e alle regole del lavoro, cessate di comprendere. Potete comprendere, a seconda della vostra capacità, soltanto fino al punto in cui siete positivi.
Ma ciò si riferisce solamente agli atteggiamenti intellettuali. Nel centro emozionale, gli atteggiamenti negativi emozionali significano identificarsi.

venerdì 21 settembre 2007

I punti di vista

Dalla Quarta Via di Ouspensky:
D: Avete detto che il centri intellettuale potrebbe controllare il centro emozionale, se sapessimo come. Potete dirci come?
R: Tutta la faccenda sta nell'apprendere come. Nel trovare emozioni connesse con un certo tipo di pensare, con certi punti di vista. Se acquisite nuovi punti di vista, allora dopo qualche tempo l'emozione connessa con i vecchi punti di vista scomparirà. Parecchie emozioni dipendono dai punti di vista. Ma è un lavoro lento.
D: Perché deve essere fatto lentamente?
R: Perché nessuno lo può fare rapidamente. Richiede qualche tempo cambiare i punti di vista, stabilire nuovi punti di vista. Ciò significa distruggere i respingenti, e questa è una cosa penosa. Inoltre, i respingenti non possono essere distrutti immediatamente, perché allora uno non avrebbe assolutamente più controllo. Nella maniera ordinaria, uno controlla se stesso con l'aiuto dei respingenti. Quindi i respingenti vanno distrutti gradualmente e al tempo stesso va creata la volontà. Se un respingente è distrutto, la volontà deve essere messa al suo posto, altrimenti uno non sarà protetto dai respingenti e non avrà volontà: sicché egli si troverà in uno stato peggiore che che con il respingente. Questo è perché i sistemi meccanici di sviluppo di sé sono pericolosi, perché mediante qualche mezzo meccanico, senza sapere ciò che sta facendo, uno distrugge questo e quell'importante respingente senza mettere niente al suo posto, e trovarsi in uno stato peggiore di prima. I mezzi debbono essere consci, bisogna sapere.

mercoledì 5 settembre 2007

Add Links

Ho aggiunto alcuni Links alla lista sulla destra:

http://www.esonet.org/Application/Biblioteca/ElencoBiblioteca.aspx?Settore=22

http://www.scribd.com/search?query=Gurdjieff

http://www.gurdjieff-bibliography.com/Current/index.html

Sono link dove è possibile scaricare testi sulla Quarta Via, in Italiano ed in Inglese (soprattutto).

Ringrazio Gianni per il link di esonet, dove tra l'altro potete trovare molti testi interessanti di altri autori, e per il suo lavoro di ricerca.
Buona lettura a tutti.
E.