sabato 22 settembre 2007

Gli Atteggiamenti

Nel precedente post Ouspensky analizza l'idea del cambiamento dei punti di vista. Quando cambiamo i nostri punti di vista cambiamo il modo in cui reagiamo a ciò che ci accade ed inneschiamo la possibilità che, per stimoli uguali si producano risposte differenti.
La "creazione" o forse meglio costruzione di atteggiamenti nuovi, trasforma un diverso punto di vista in un'azione pratica, ed in una possibilità di essere più consapevoli ci ciò che ci accade.
Ma questo praticamente cosa significa? è facile perdersi nei cavilli intellettuali che ci portano a perderci in mille rivoli di immaginazione. La base all'idea del cambiamento di atteggiamento è che gli atteggiamenti sono delle disposizioni automatiche che abbiamo nei confronti di quello che ci accade, così di fronte nella situazione in cui in macchina qualcuno mi taglia la strada immediatamente reagiamo come siamo abituati, evocando gli stessi atteggiamenti e manifestazioni di sempre, quando qualcuno ci disturba o quando siamo lodati, ognuna di queste espressioni è codificata in maniera automatica e interpretata in maniera altrettanto automatica al ricevimento dello stimolo.
La base da cui partire per cambiare i propri atteggiamenti è: perché dovremmo cambiarli?. L'idea del lavoro su di se è quella di divenire consapevoli di noi stessi in maniera da essere gli artefici delle nostre azioni piuttosto che i burattini delle "istruzioni" che abbiamo assimilato in maniera automatica durante il periodo formatorio della nostra infanzia.
Per fare si che un comportamento automatico ci si riveli dobbiamo contrastarlo in maniera intenzionale, in questo modo possiamo iniziare a vederlo attraverso la nostra opposizione ad esso, vediamo dove ci spinge e le ragioni che lo alimentano.
Il lavoro sugli atteggiamenti non implica solo un lavoro di cambiamento delle risposte, ma un profondo lavoro sulla comprensione, infatti se modifichiamo semplicemente le nostre manifestazioni ma senza comprendere quello che facciamo e perché lo facciamo, rischiamo quello di cui Ouspensky parla quando ammonisce dal pericolo di eliminare i respingenti senza porre la volontà al loro posto. Così nella società attuale siamo circondati da circoli buonisti che parlano di amore e solidarietà e che non capiscono il senso profondo di giungere ad un reale altruismo, scimmiottano degli "stupidi santi" che se creduti arrecano più danni di chi chiuso nel suo egoismo non condiziona intenzionalmente la vita di chi gli sta intorno.
Quindi quando lavoriamo sull'osservazione e cambiamento di un atteggiamento dobbiamo comprendere quanto più chiaramente possibile quello che stiamo facendo, ed investigare, chiedere ed osservare in maniera tale da crescere con le nostre scoperte ed avere ad un certo punto la forza e la comprensione che possono alimentare il passo successivo; questa forza e comprensione apparterranno a noi indissolubilmente perché frutto della nostra esperienza reale. In questo il tempo è un fattore determinante, il cambiamento richiede tempo, per l'osservazione, per la formulazione e per la sperimentazione. La base del lavoro sugli atteggiamenti è ricordarsi di chiedersi e seguire la domanda: Come mi sto manifestando in questa situazione? o per non farla così aulica, Cosa sto facendo? e far seguire a questa domanda l'osservazione, l'attenzione divisa tra la nostra espressione e Noi stessi. Questa è la base del ricordo di Sé questo e il lavoro nel suo embrione sviluppo e maturazione.
Il motore di tutto questo è e deve essere il centro emozionale, attraverso un lavoro di osservazione però noterete che, nella condizione ordinaria dell'uomo, il motore che è prima forza al centro emozionale è prevalentemente il centro istintivo, che è quello in cui passiamo la maggior parte del nostro tempo e che, quando viene irritato, usa il centro emozionale per eliminare la frizione che viene generata dalla sua falsa condizione di squilibrio.
Se colleghiamo all'osservazione e all'espressione di manifestazioni differenti del centro emozionale attraverso la gioia e il piacere di essere qualcosa di nuovo e di diverso, e quindi entrare finalmente nel reame delle potenzialità nascoste dell'uomo, allora avremo iniziato ad usarlo in maniera corretta facendogli fare il lavoro che gli compete.
Un altro punto molto importante che credo ribadirò innumerevoli volte nei miei scritti è che il lavoro non serve per guadagnare poteri particolari, come la lettura del pensiero o la telecinesi, il lavoro serve per renderci Uomini, per farci passare da un livello di vita automatico e irreale (basta guardare i modelli e gli ideali che ci vengono comunicati) ad un livello di esistenza consapevole. Questo praticamente vuol dire che se siete padri o madri diventerete veri padri o madri e inizierete ad osservare i vostri figli e a comprenderli attraverso la comprensione di voi stessi, e a non educarli secondo i principi della mente formatoria ma secondo il buon senso e la comprensione. Se siete lavoratori scoprirete il mondo in cui vivete, e lo potrete arricchire o lasciare senza che le paure e le insicurezze siano il vostro giudice. La consapevolezza è l'arte del vivere e la scienza dello scoprire.
Spero che tutto questo vi sia utile.
Buon Lavoro.
E.
Dalla Quarta Via pag. 171
Giusta comprensione richiede giusto atteggiamento. Dobbiamo comprendere di non aver controllo, di essere macchine, che ogni cosa accade. Ma il semplice parlare di ciò, non cambia questi fatti. Cessare di essere meccanici richiede qualcos'altro e, prima di tutto, richiede un cambio di atteggiamento. Una cosa su cui abbiamo un certo controllo sono i nostri atteggiamenti: atteggiamenti verso la conoscenza, verso il sistema, verso il lavoro, verso lo studio di se, verso gli amici e così di seguito. Dobbiamo comprendere che non possiamo 'fare', ma possiamo cambiare i nostri atteggiamenti.
Gli atteggiamenti possono essere assai diversi. Per il momento ne prenderemo soltanto due: positivo e negativo, non nel senso di emozioni positive o negative, ma riferendoci alle parti positive e negative del centro intellettuale; la parte che dice sì e la parte che dice no, cioè approvazione e disapprovazione. Questi sono i due atteggiamenti principali. E' importantissimo riflettere sugli atteggiamenti perché spessissimo assumiamo un atteggiamento negativo verso cose che possiamo comprendere solamente con un atteggiamento positivo. Può accadere, per esempio, che la gente assuma un atteggiamento negativo verso qualche cosa connessa con il lavoro. Allora la loro comprensione cessa ed essi non possono comprendere nulla finché non cambiano il loro atteggiamento. Dobbiamo avere atteggiamenti positivi in alcuni casi e atteggiamenti negativi in altri, perché spesso la mancanza di comprensione è causata da un atteggiamento sbagliato. Esistono parecchie cose nella vita che non potete comprendere a meno che non abbiate un atteggiamento negativo sufficientemente buono verso di esse, perché se le osservate positivamente non comprenderete mai nulla. Se un uomo studia la vita, egli deve arrivare a conclusioni negative, perché nella vita ci sono troppe cose sbagliate. Cercare di creare soltanto atteggiamenti positivi è altrettanto sbagliato che avere soltanto atteggiamenti negativi. Tuttavia alcune persone possono avere un atteggiamento negativo verso ogni e qualsiasi cosa, mentre altre cercano di coltivare un atteggiamento positivo verso cose che richiedono un atteggiamento negativo. D'altra parte, come ho detto, nel momento in cui avete un atteggiamento negativo verso cose che si riferiscono al lavoro, alle idee, ai metodi e alle regole del lavoro, cessate di comprendere. Potete comprendere, a seconda della vostra capacità, soltanto fino al punto in cui siete positivi.
Ma ciò si riferisce solamente agli atteggiamenti intellettuali. Nel centro emozionale, gli atteggiamenti negativi emozionali significano identificarsi.