mercoledì 9 aprile 2008

Esercizio – fermare il pensiero

Una nuova rubrica che tratta di esercizi. Mi auguro che come utenti di questo blog parteciperete all'analisi di come gli esercizi proposti funzionano, delle vostre verifiche e delle forze contrarie che incontrate nel portare avanti gli esercizi.

FERMARE IL PENSIERO

L’esercizio di fermare il pensiero è un esercizio propedeutico al Lavoro, lo scopo non è quello di arrivare a non pensare, ma quello di imparare a controllare il proprio pensiero.

L’esercizio in sé è quello di fermare il flusso dei pensieri e mantenere questa condizione per un certo periodo. Ovviamente perché questo possa accadere e portare dei risultati positivi vi deve essere uno scopo.

Il principale scopo di questo esercizio è quello di iniziare a ricollegarsi con il momento presente, il pensiero è qualcosa che per sua forma appartiene al passato; questo perché il pensiero si forma per immagini conosciute, vale a dire che non possiamo immaginare qualcosa che non conosciamo. In questo senso il continuo vociferare che abbiamo nella testa ci porta a spasso nel tempo, ma difficilmente nel momento presente, per questo uno degli obiettivi dell’arrestare i pensieri è quello di essere nel momento. Un altro è quello di prepararci per un pensare intenzionale, la capacità di arrestare i pensieri è necessaria al fine di poter pensare intenzionalmente, cioè fare in modo che l’atto del pensare non segua il flusso caotico di associazioni accidentali, che dovremo contrastare nell’imparare l’esercizio, ma segua il flusso che abbiamo dato ad esso e che siamo intenzionati a seguire.

E’ importante che i primi tentativi di fermare il pensiero siamo fatti in condizioni ottimali, per diminuire le forze contrarie che ci ostacoleranno in questo apprendimento. E’ bene trovare luoghi tranquilli in cui sappiamo di non essere disturbati ed iniziare a rallentare il flusso dei pensieri, portando la nostra attenzione a ciò che ci sta intorno ed a noi stessi, attraverso la percezione del nostro corpo e del nostro respiro. Dobbiamo subito notare che nessuna forma di tensione è di aiuto, ogni tensione che esprimiamo a livello fisico la dobbiamo sciogliere portando la nostra attenzione su di essa. Ogni pensiero non deve essere contrastato, ma piuttosto lasciato fluire attraverso di noi, con la consapevolezza che questo non è il momento. Può essere utile, se arriva un senso di paura di dimenticare, portare un taccuino su cui si annotare i pensieri importanti, ma sempre l’obiettivo è quello di lasciarli andare.

E’ utile osservare intenzionalmente la forma delle cose che ci circonda, ascoltare i suoni percepire le sensazioni che l’ambiente ci trasmette, come il vento o il calore del sole o il fresco della sera.

Ogni pensiero passa oltre, basta questo per un breve tempo, non è necessario mirare a rimanere ore senza pensare, ma è importante imparare a frenare un pensiero e lasciarlo andare rimanendo in silenzio.

Questo esercizio accentuerà la percezione degli altri centri e porterà in generale ad una maggiore sensibilità, è importante annotarsi le impressioni che si hanno, i dubbi e i successi. E’ necessario impostare l’esercizio in maniera che generi una certa frizione, ma che non sia così forte da diventare una forza contraria, che si abbia la sensazione di riuscire, perché lo scopo è riuscire a frenare i pensieri, è la necessaria verifica per poter fare di più la volta dopo. Ogni fallimento per eccessiva difficoltà o troppa indulgenza con le proprie caratteristiche allontana e rende più difficile rifare l’esercizio, qualunque esercizio, la volta successiva. Dovete pensare come al fatto di aprire una strada per la linea di minima resistenza, se un esercizio ho capito come evitarlo una parte di me continuerà sempre a cercare di evitarlo, così oltre alla naturale forza contraria di un esercizio dovrò combattere anche con il mio atteggiamento contrario all’esercizio, doppia fatica vale a dire doppia possibilità di non chiudere l’ottava. Spero che questo sia utile al vostro lavoro, se avete domande o volete condividere i vostri risultati e sforzi siete i benvenuti.

Buon Lavoro,E.

1 commento:

Anonimo ha detto...

questo che chiami “fermare il pensiero“ lo descriverei più come fermare il "dialogo interno" più che fermare veramente il pensiero anche se la linea di confine tra i due è sottile e può essere un gioco di parole. Quello descritto qui io lo chiamo inizio del ricordo di sè o Vipassana