venerdì 13 novembre 2009

Riflessioni sulla Quarta Via

Salve a tutti,
recenti scambi con gli utenti del blog mi hanno portato a voler postare alcune riflessioni e ricordi che ho su quanto letto nei testi della Quarta Via e nelle testimonianze delle persone che sono state vicine a Gurdjieff nel periodo in cui ha insegnato.
Vorrei iniziare dal ricordo che Mr. Gurdjieff aveva lo scopo di preparare i suoi allievi ad insegnare il Sistema, ed anche in vita li ha invitati a trasmettere ad altri in diverse città del mondo. Questi lo hanno fatto, e regolarmente tornavano da Mr. Gurdjieff per confrontarsi su quello che vivevano, portavano il loro studenti a conoscere il maestro, il quale insegnava loro. Ci sono diverse testimonianze sul modo di insegnare di Mr. Gurdjeff alcune lo disegnano in un modo altre in quello opposto. Personalmente credo che questo sia dovuto alla sua grande capacità di relazionarsi in maniera diretta e personale con ogni individuo che incontrava. Questo rende quindi molto difficile determinare quale sia la direzione "giusta" visto che ve ne sono tante e molto diverse tra loro nel modo di insegnare di Mr. G.
Ouspensky ha riportato quella che è stata la sua esperienza con Gurdjieff, ma essendosi il loro legame interrotto, nonostante il rispetto fosse presente, Mr. Ouspensky ha potuto testimoniare solamente una parte dell'insegnamento di Gurdjieff. Non dobbiamo dimenticare che lo stesso Gurdjieff ha apportato molte modifiche al sistema lungo l'arco della sua esistenza dimostrando la dinamicità ed organicità del sistema e la non sua fissità in principi assoluti.
Altri allievi come Bennett ad esempio sono stati vicini a Gurdjieff fino al momento della sua morte avendo con lui un rapporto diretto e sempre di grande rispetto. Bennett nell'arco della sua vita ha intrapreso anche altri percorsi per sua libera scelta, ma leggendo i suoi scritti e considerando i presupposti a cui fa riferimento si nota che non ha mai abbandonato l'uso e l'applicazione delle idee della Quarta Via, Gurdjieff era a conoscenza dei suoi scritti e quelli prima della sua morte li ha accolti, questo risulta da informazioni che si possono trovare in diversi testi.
Orage era un uomo di grandissima intelligenza molto stimato da Mr. Gurdjieff, ha fatto del suo meglio per seguire gli insegnamenti del suo maestro, e anche quando si rese conto di avere mal interpretato quello che Gurdjieff gli aveva insegnato si rese disponibile a cambiare. Quando morì Mr. Gurdjieff ne fu molto addolorato.
Questi sono solo alcuni degli uomini che hanno lasciato una testimonianza del loro Lavoro.
Per quanto ne so sono tutte state persone sincere che hanno affrontato le loro difficoltà e i loro "errori" con grande coraggio. Mr. Ouspensky alla fine della sua vita dichiarò di aver trasformato il sistema in un business e cerò ci cambiare. Mr. De Ropp racconta la sua esperienza nella scuola Ouspensky e vi consiglio di leggerlo.
Questo per dire che dobbiamo fare attenzione a prendere il Lavoro in materia formatoria, a prendere le regole scritte in un libro come un assoluto che rischi di non tenere in considerazione la situazione contingente e reale di un uomo.
E' importante considerare che Mr. Gurdjieff era colui che più di ogni altro si dedicava assiduamente a che le idee non diventassero qualcosa di statico e dunque una nuova prigione per la propria falsa personalità.
Tutto questo per dire che le fonti da cui possiamo trarre ispirazione per il nostro lavoro e per dare il meglio che possiamo, sia che abbiamo un maestro che se non lo abbiamo, sono innumerevoli e dobbiamo trarre quanto più vantaggio possibile da esse. E' un percorso lungo e difficile, concordo che la possibilità di avere una guida sincera e corretta sia di grande aiuto, ma questo non deve significare chiudersi in mondi in cui ci reputiamo assolutamente nel giusto, questo tipo di pensiero dimostra di non essere ancora riusciti a vedere la ricchezza e differenziazione di quello che ci circonda e dunque vanificare le parole e le idee del sistema, nonostante questo posso dire che probabilmente è un passaggio obbligato di coloro che iniziano il viaggio di ricerca. E' altrettanto difficile incontrare persone sincere tanto più difficile persone che sono Maestri, in quanto come tipo di ruolo si presta benissimo alla finzione per scopi personali. Credo che in alcune vite possa esserci solo un maestro, per quelle persone che hanno trovato subito quello che risuona con loro, per altre ci può volere di più e per altre forse ci sono solamente tanti maestri che incontrano nel loro percorso in base a ciò che esse sono e a ciò che gli è possibile affrontare in quel momento. Mi sembra tanto che non possiamo riassumere tutto in poche semplici regole e dire ecco qua. Passiamo fasi differenti della nostra esistenza e quello che facciamo si accumula in noi, sempre considerando persone che cercano di portare maggiore consapevolezza nella loro esistenza. Nel mio percorso ho visto persone che hanno creduto alle idee del sistema per anni ed anni ed hanno sempre dato il meglio di sé, sono poi giunte al momento in cui non le hanno più seguite, il loro viaggio è cambiato quello che hanno fatto li ha portati a valutare altre possibilità. Che dire loro? forse che poverini hanno perso tutto, che sono dannati o altre fregnacce del genere? Se facessimo questo ci porremmo come loro giudici, e questo è quello che stiamo imparando a dire? che chi non segue le nostre stesse traccie sbaglia, chi lo dice? perché? chi siamo noi per pensare alle vite degli altri se non abbiamo prima risolto la nostra, e possiamo essere sicuri che chi ha risolto la sua vita non sta certo a pensare a quanto sbagliano gli altri. In un post è stato detto che un maestro no può mai ripudiare il suo maestro, ma se non iniziamo a non ripudiare quelli che non fanno quello che noi facciamo non inizieremo mai a capire cosa questo significa.
Ci sono tanti diversi aspetti che è necessario considerare e in realtà possiamo sperare di aiutare gli altri solo quando avremo abbastanza esperienza per sapere veramente cosa un'altra persona si vive e non in base alla carina tornasole data da un libro.
Quindi cari cercatori, viaggiato e quant'altro cercate di rimanere aperti, lo so per esperienza personale che non è facile, ma per fortuna ci sono persone che ci ricordano di farlo, e sono le più svariate, se impariamo ad usare il mondo che ci circonda. Queste sono solo riflessioni, non vogliono essere ne insegnamenti ne la definizione statica di quello che si deve o non deve fare le cose cambiano per tutti anche per gli essere consci.. non cambiano solo per chi è fermo.
Buon lavoro a tutti.

2 commenti:

Beta ha detto...

Bravo! la ricerca è sempre un terreno impervio nel quale l'errore o il fraintendimento è in agguato, quale che sia la guida scelta. Può capitare di sbagliare convinti di seguire alla lettera G. come capitato ad Orage, o seguendo qualche sedicente scuola che, pur criticando i pedigree altrui, non ha - per quello che comunque possono valere - certo i suoi di qualche valore...

Quello che è in ogni caso indubbio è l'inalienabilità del rischio di errore. Poiché esso è sempre presente e poiché in definitiva la propria vita è data a noi - non ai tantissimi il cui unico scopo nella loro sembra essere insegnarci ad usare la nostra - molto meglio sbagliare da soli che non delegando l'errore ad altri.
Anche perché tra gli effetti collaterali degli eventuali sbagli fatti in prima persona c'è la possibilità di apprendere da essi. L'unica certezza di delegare il viaggio ad altri è invece di venirne "vampirizzati"...

buon viaggio.

v ha detto...

Il rischio di sbagliare... si è vero, quel rischio c'è sempre nella nostra vita, proprio per questo chi che se ne rende conto si mette in cerca di qualcuno che sa sperando che possa indicargli la strada da seguire, perché è stanco di sbagliare, perché ha capito di non poter fare altro che sbagliare, perché si rende conto che la propria libertà di scegliere, ammesso che realmente esista, è solo una grande fregatura.
Siamo continuamente vampirizzati da noi stessi, da quella parte di noi stessi che ci fa credere di essere liberi, di poter decidere. E non è questione di pedegree, è questione di linguaggio: un linguaggio serve a svegliare, un altro serve per continuare a dormire. Rimanere aperti si, ma nel senso di imparare con fatica a non giudicare, non nel senso di perdere ogni capacità di discriminare, ma anche stavolta è una cosa che non può essere spiegata