martedì 18 agosto 2009

Illusione versus Realtà

Questo articolo vuole essere una nuova apertura del blog allo scambio di esperienze migliori o peggiori sul quello che chiamiamo Lavoro su di sé.
Ci sono tanti diversi punti di vista e diverse esperienze hanno portato a comprensioni di cosa sia o non sia, significhi o non significhi il Lavoro.
Il rischio che corrono tutte le persone, che facciano o meno qualcosa della loro vita, è quello di illudersi, tanto più chi decide di intraprendere un lavoro di conoscenza di sé rischia questo dramma, solo più difficile da guarire, perché spesso le idee che si associano ad una trasformazione dell'essere rischiano di essere così difficili da spiegare empiricamente che possono generare migliaia di differenti inganni. Questi si strutturano e prendono forza dalle nostre insicurezze, debolezze, paure e quant'altro ci faccia sentire inadeguati.
Personalmente non credo e ho verificato (hai hai hai.. parola scottante..) che oltre (e sottolineo OLTRE) a questi elementi, che forse sono il carburante iniziale di una ricerca, specialmente nella civitlà in cui viviamo, si possa nel tempo raggiungere delle nuove comprensioni e di conseguenza possibilità di armonizzare la propria vita alla realtà (altra parola impegnativa) che ci circonda.
Premetto che per me il termine armonia e disarmonia non significano stare bene o male, ma li considero termini dinamici che ci portano a vivere con maggiore intensità e ricchezza quello che affrontiamo momento dopo momento.
Adesso mi piacerebbe, più che continuare a parlare, aprire la discussione, su quello che chi sta leggendo ha e sta verificando, siamo aperti a flame e quant'altro questo stimolo porterà, ma invito tutti a continuare a mantenere aperto il rispetto per il prossimo, nessuno è assolutamente in errore e nessuno è assolutamente nel giusto, a meno che lo spirito critico non sia irrimediabilmente corrotto e buttato alle ortiche... ahahhaah..
A presto lettori,
Enzo

4 commenti:

Paolo ha detto...

La mia esperienza personale è arrivata ad un punto in cui faccio fatica a spiegare concretamente agli altri come è cambiata la mia vita a fronte di una reale presa di coscienza nei confronti di molte cose. Nonostante gli incoraggianti risultati ottenuti sulla mia sfera psico-fisica, non mi illudo tuttavia di essere giunto a mete tali da garantirmi l'autocelebrazione, dato che il confronto con persone non avvezze al "Lavoro su di sè" mi fa sentire una specie di disadattato. Vado avanti nella direzione che SENTO giusta, ma spesso è molto difficile tenere il passo, soprattutto quando quelle stesse persone tendono a rivolgersi a me con la stessa disgustata espressione con la quale si rivolgerebbero ad un membro di Scientology. :-(

Andrea ha detto...

Caro Enzo sei tornato! ( O magari sono tornato io, e' un po' che non ci sentiamo....).
Sono contento.
Sembri onestamente interessato a punti di vista diversi.
E' possibile? Puo' un seguace della quarta via non essere dogmatico? Non vorrai mica dimostrarmi che io possa sbagliare e che non tutti i 'lavoratori' si siano fatti l'auto-lavaggio del cervello??! hahaha

Mi piace la tua definizione "le esperienze peggiori o migliori....".
In fondo le esperienze sono proprio questo esperienze.
Il problema nasce, come fai notare tu ( o magari sto solo usando le tue parole a mio vantaggio!), nel momento in cui si decide 'a priori' cosa sia quello che stiamo esperimentando.
Avendo deciso in precedenza la chiave interpretativa dell'esperienza, tutto viene colorato di conseguenza.
Se sono un monaco zen, la mia esperienza si presentera' come attivita' mentale o meno.
Se sono un sufi, tutto sara' in relazione ai livelli di spiritualita' raggiunti grazie all'"Amato" (sto semplificando, ovviamente). Il mio training, in pratica, mi dira' cosa sto vivendo e perche'.
Il 'lavoro' da' molti elementi pratici e filosofici per interpretare qualsiasi momento o stato della giornata (qui risiede gran parte del suo fascino, ci da' la sensazione di avere controllo sule cose).
Qui nasce anche il contrasto con l'amico (tuo) Bene, in quanto non e' interessato a mettere in discussione i principi base della quarta via.
A me sembra, e per non dilungarmi mi fermo qui, che sia molto importante, prima di affidarsi 'ciecamente' ad una chiave di lettura, stabilire se le cose in cui abbiamo deciso di credere abbiano un fondamento di verita', oppure no.
Ciao a tutti

Andrea ha detto...

A sono vivo,
e' importante, almeno per me, non perdere mai il contatto (in tutte le sue forme) con gli altri.
Non e' necessario spiegare concretamente quello che provi o che vedi agli altri.
Essere quello che siamo (esseri umani) e' sufficiente.
Il 'lavoro' (qui ne parlo come di una cosa reale, lo era, una volta), non puo' certo essere qualcosa che ti allontani dagli altri. Il sentirsi un disadattato non e' un segno del 'lavoro', ma solo quello che e', un sintomo di qualcosa che non va. Ma non negli altri, in noi.
Se non si sa cosa dire con semplicita' ed onesta' e' meglio non dire nulla. Se siamo semplici ed onesti, tutto quello che facciamo sara'un passo nella direzione giusta.
Non e' affatto una critica.
ciao

Iniziato ha detto...

Ciao E.
Ho iniziato a leggere da poco il tuo blog e il sito, ho subito fatto mia (sempre citando la tua fonte) quanto hai scritto su scuole e trappole.

Molto interessante.

Sono nuovo di George Gurdjieff ho letto per intero Uomini straordinari e da poco iniziato i racconti di zio belzebù.

Nutro una sincera simpatia per questo uomo e col tempo quando avrò un po' più di cultura sul suo pensiero, spero, non mancherò di scrivere sul tuo blog.